Le Lacrime di Xarma

Addio ad una compagna/La fatina che viene dall’ambra

Diario della campagna, dal 3° al 6° giorno di navigazione

Il bilancio dell’assalto alla nave volante è molto pesante: Sa’mael è privo di conoscenza, Alborg gravemente ferito così come Allavandrel, Sekhmet giace al suolo senza dare segni di vita e l’ultima manticora ancora viva continua a dilaniare le vele della nave di Adrian. E’ tuttavia l’ingresso di Ormyr a cambiare gli equilibri in campo: mostrando una inaspettata abilità nell’uso dell’arco elfico, egli scocca una raffica di frecce che costringe la fiera a saltare lontano dalla vela. Il balzo si rivela però fatale per la creatura: senza più la copertura dell’albero, essa diventa facile preda degli incantesimi dei nostri eroi che pongono fine alla sua misera vita. L’assalto è dunque finito, ma il tributo pagato agli dei della battaglia è forte: Sehkmet giace sul ponte priva di vita ed uno degli arzilli marinai di Adrian è precipitato nel vuoto quando la nave è andata fuori controllo. Molti membri dell’equipaggio sono feriti, e la stessa Zabra sembra versare in condizioni piuttosto gravi, avendo battuto la testa durante l’arrembaggio. Durante i controlli alla nave, Briaeros riesce a recuperare alcuni ingredienti alchemici dai cadaveri delle manticore (sangue, peli, aculei); i danni allo scafo sono però preoccupanti, e le vele lacerate non permettono alla nave di volare come potrebbe. Zear è però stata benevola, ed il volo è stato abbastanza lungo da superare la costa; la nave dolcemente si poggia sulla superficie del mare ed anche se impossibilitata a volare, prosegue il suo viaggio in modo più tradizionale. Lo scafo danneggiato però inizia a fare acqua, ed il gruppo si trova costretto a fare rotta verso le più vicine isole per fare provviste e trovare del legno per le riparazioni che Ra’cael si offre di eseguire con l’aiuto di Amalurra.

Intanto, sotto richiesta dello stesso capitano, Sa’mael ed Alborg si recano nella cabina di Adrian per controllare le condizioni di Zabra. Preso dalla curiosità ed approfittando dell’incoscienza della signora della nave, il custode del fuoco invoca il suo dono per individuare oggetti che posseggano un’aura magica. Sebbene accecato dalla luce emessa dalla nave, riesce a notare una nuova aura provenire da un oggetto posto sotto il letto del capitano. Scostate le coperte, i due trovano un grosso baule nascosto. Un po’ titubante ma decisamente più curioso che non accorto, Sa’mael decide di aprire lo scrigno, mentre Alborg tiene d’occhio Zabra. Una volta aperto il forziere, i due trovano un enorme pezzo di ambra: al suo interno, una figura umanoide sembra incastonata. Quasi in trance, Sa’mael appoggia la mano su quel sarcofago naturale, pronunciando in arcano “IZATE” (iza: vita). Immediatamente, dal punto dove ha appoggiato la mano, una serie di crepe iniziano ad aprirsi. Preso dal panico, il ragazzo chiude il baule. La curiosità lo spinge, nonostante il danno provocato, a vedere cosa stesse accadendo: prontamente sobillato da Alborg, Sa’mael apre di nuovo il coperchio e nello spiraglio scorge due piccoli occhi ed una voce sussurra “fammi uscire”. Sempre più nel panico, chiude di nuovo il forziere e cerca ingenuamente di curare Zabra al più presto per scappare via da quella stanza prima che la poco socievole piratessa si accorga del casino che ha combinato. Non appena toccata del dono del fuoco, la donna riprende conoscenza; al tempo stesso, ciò che era rinchiuso all’interno del baule inizia a dibattersi continuando a urlare e cercando di forzare il coperchio. Sempre più nel panico, Sa’mael cerca di convincere Zabra che quelle voci che sente sono solo effetto del colpo preso alla testa, ma con pessimi risultati…i due finiscono col litigare e quando Sa’mael in uno dei suoi soliti scatti d’ira toglie il suo peso dal baule, questo si spalanca rivelando al suo interno una piccola creaturina alata, alta poco più di 30 centimetri che inizia a svolazzare per la stanza tra le grida di una terrorizzata Zabra. La piccola prigioniera dell’ambra si rivela essere una fatina di nome D’arcy, una creatura magica la cui razza si credeva estinta da secoli. Un breve dialogo permette di fare luce su alcune delle circostanze che hanno portato D’arcy ad essere l’ultima della sua razza: sembra che la creatura sia nata ben 100 anni prima del cataclisma e che l’essere rimasta bloccata nell’ambra l’abbia in qualche modo protetta. Tra le ultime cose che ricorda del suo passato, ormai lontano secoli, vi sono eventi che finora sembravano persi per sempre: la festa per la vittoria dell’alleanza di elfi, nani e creature magiche sull’orda degli orchi, nonché alcuni resoconti di guerra (tra cui l’importante perdita della Spada di Iskar, citata anche nei testi trovati all’interno della biblioteca di Handenir), le tradizioni dell’epoca e l’esistenza della magia come cosa quasi comune. Inoltre, anche lei ha sentito parlare dell’Oracolo, e dice che per quanto ne sa “è sempre esistito”. Tutte le novità che la povera fatina trova al suo risveglio la sfiancano: ubriaca di rum, crolla addormentata abbracciando un gattino, che da quel momento in poi la segue ovunque, quasi a volerla proteggere.

Al mattino successivo, passato lo scompiglio creato dall’arrivo della nuova figlia del risveglio della magia, la nave salpa alla volta dell’isola più vicina, alla ricerca sempre più urgente di un po’ di legna e del cibo ([OT]con risultati da pantomima quantomeno grottesca, come al solito[/OT]), e con l’intenzione di dare l’ultimo saluto all’amica caduta sul campo di battaglia. Purtroppo l’isola sulla quale approdano non offre un luogo dove dare degna sepoltura al corpo della compagna; il funerale viene rimandato e la navigazione riprende dopo aver effettuato le prime riparazioni di emergenza. All’alba di una ulteriore notte di viaggio, una nuova e minacciosa ombra sembra incombere sul futuro del gruppo: nonostante la piena estate, la temperatura improvvisamente crolla; banchi di ghiaccio sul mare fanno la loro comparsa ed all’orizzonte viene avvistata una misteriosa isola ammantata di foschia e completamente coperta di neve.

Rispondi