Le Lacrime di Xarma

A song of Fire and Ice

Continua la permanenza del gruppo in città. Tutti sono intenti ad acquistare la mercanzia di cui hanno bisogno (armi, munizioni, cibo, equipaggiamento vario). Vidarr viene quasi coinvolto in una rissa con un falegname sedata dall’intervento della milizia cittadina.

Dopo le varie, più o meno riuscite, commissioni in città, il gruppo si ritrova durante una celebrazione in onore di Arin. Intanto, in tutta la città continuano a fremere i preparativi per l’arrivo della delegazione dei nobili del Sunna. Da quanto riescono a scoprire dalle voci nelle locande, questa delegazione è in arrivo per discutere un accordo di pace tra Sunna e Valle Erta contro i ribelli di Valle Forgia, unitamente ad accordi commerciali tra i due stati che negli ultimi secoli si sono solo scambiati piccole battaglie di confine. In onore degli illustri ospiti, si terrà una giostra e lo stesso sovrano Re Karavor prenderà parte alle cerimonie.

Date le grandi novità e la necessità di riposare un po’ prima di un lungo viaggio verso la fortezza di Vanadi, il gruppo decide di restare in città fino all’arrivo dei nobili, previsto da lì a 2 giorni.

Il 29 di Runamara, la delegazione giunge in città scortata da 200 cavalieri di Valle Erta. Le carrozze esotiche, gli abiti bianchi, le barbe arricciate, occhi truccati e la pelle eburnea degli ospiti fanno da calamita per la curiosità di tutta la città, ospiti compresi. La sera stessa, inizia la festa. Sul lungo palco allestito fuori città, sale per primo il Re Karavor, che dopo una ovazione da parte dei suoi sudditi, introduce il nobile Al Mahab Hai Madin (probabilmente il più alto esponente della delegazione, unico contraddistinto da delle spalline a punta mentre il resto dei suoi abiti è assolutamente uguale a quello di tutti gli altri sunniti), che prende posto alla sua sinistra. Sui restanti scranni, prendono posto la moglie di Karavor, i nobili sunniti ed alcune eminenze delle valli, non ultimo Vanadi stesso (che curiosamente, porta al suo fianco una spada di legno, molto simile a quella che altri eroi, altre vite fa, avevano notato al fianco del Kenar). Un sunnita sale sul palco portando due giovani e bellissime donne incatenate, quali dono per Karavor. Due donne, una dai capelli rossi ed un amuleto sul petto, l’altra dai lunghi capelli biondi. Due donne, anch’esse già viste, altre vite fa, da altri eroi. D’un tratto, Batio viene strattonato da una figura dal viso nascosto che poco dopo si rivela essere Ezry. A quanto dice, radunare il gruppo e mettersi subito in marcia è questione di primaria importanza. Seppure non capendo cosa stia per succedere, Batio obbedisce alla sua amica, raduna il gruppo e la segue tra la folla.

Intanto, Al Mahab Hai Madin si alza come per rendere omaggio al re, ma si limita a guardare la folla, avvolgersi nel suo mantello ed uscire di scena, verso il retro del palco. Karavor, attonito, lo segue come per chiedere spiegazioni, mentre Vanadi assolutamente indifferente a tutto questo lascia il palco.

And then, all hell broke loose

Rumore di battaglia e grida si alza dal retro del palco, mentre le guardie sunnite che erano ancora sul palco si gettano con furore sugli altri nobili di valle Erta. Colonne di fuoco si iniziano ad alzare come dotate di vita propria, mentre una montagna di neve inizia a travolgere qualsiasi cosa sul suo cammino. Mentre si allontanano di gran passo, i nostri capiscono che di Kravvor della Carne non resteranno che le macerie. Una nuova, spaventosa guerra è ormai iniziata.

Durante la loro fuga precipitosa, Batio ed Ezry scambiano poche parole sul destino dei loro compagni di viaggio. A quanto pare, nessuna fine è nuova per Ezry: quando qualcuno muore, Igarle dimentica di averlo mai conosciuto. Ed è davanti all’androne di un palazzo che Ezry ha lasciato la bambina, ridotta allo spettro di ciò che era prima dell’arrivo di Vanadi a Kristorren. Smagrita, a metà strada tra il vaneggiare e la catatonia, la bambina è poco a poco consumata dai suoi stessi poteri, spinti oltre il loro limite da Vanadi. Recuperati i cavalli, il gruppo esce dalla porta ovest e si ferma in un boschetto che Vidarr percepisce come sicuro. Qui, Ezry ragguaglia il gruppo su ciò che è successo negli ultimi mesi, su come Vanadi abbia ignorato ogni visione di Igarle che presagiva la disfatta, di come la abbia spinta sempre più spesso nel futuro per sapere cosa sarebbe accaduto, e di come le visioni abbiano poco a poco distrutto la psiche del piccolo oracolo…”ella vive oramai quasi sempre nel futuro: non e’ piu’ qui”, sono le parole della donna. A quanto pare, Vanadi sa bene che Igarle è diretta alla Torre dell’Oracolo, e farà di tutto per impedirle di giungere lì visto che “quando giungerà lì, non sarà più in suo potere”; tuttavia, la bambina è riuscita a pilotare gli eventi in modo tale da fare arrivare Vanadi a Kravvor e trovare un modo per scappare, visto che a quanto dice, qui c’è era qualcosa che Vanadi voleva fortemente. Probabilmente, lo stesso motivo per cui proprio lì, e non piuttosto sulla Città del Sangue molto più vicina al confine, si è riversata la furia distruttrice del Sunna. Cosa volevano entrambi che era custodito in Kravvor?

Ma il viaggio è solo all’inizio, bisogna assolutamente raggiungere la Torre dell’Oracolo, perché “Colui che siede sulla cima della torre guardando la cima del monte, vede l’universo intero”. Ezry cerca invano di comunicare con Igarle, Vidarr chiede a D’Arcy di prepararle un infuso che la possa calmare, mentre la fatina prova a raggiungere telepaticamente la mente lontana del piccolo oracolo. Finalmente, gli sforzi hanno successo: Igarle sembra preda di un attacco di convulsioni, Ezry è visibilmente scossa, ma sa che questa sofferenza è l’unica strada per compiere il loro destino. Igarle inizia a parlare, descrivendo numerosi viaggi. Verso il Passo dell’Orchetto per 3 settimane, dove vengono uccisi dagli uomini di Vanadi. Per 5 settimane verso il Passo dell’Orsogufo, dove muoiono tutti. Per 1 mese verso il passo di valle Erta, uccisi dalle guarnigioni. Verso Ihn, per 6 mesi, dove muoiono. Per 7 mesi attraverso valle Erta, per venire uccisi nelle Steppe Polverose. Per 5 giorni verso nord-est, uccisi dagli elementali del Maestro. Per 3 giorni verso ovest, verso le rovine della casa del mago, uccisi dai minotauri che infestano le rovine. Qui iniziano a cambiare le versioni. Un pezzo alla volta, Igarle dice che Racael entrerà da solo usando la sua empatia animale per parlare con il maschio alfa. Batio, Luixel o Exar, in alcune visioni riescono a battere il capobranco. Qualunque uso della magia per D’Arcy, Vidarr o Alborg, in qualsiasi visione, porta a morte certa per mano dei minotauri, che avrebbero poi usato le loro ossa come totem. Una volta battuto il maschio alfa, il gruppo avrebbe recuperato la pergamena del teletrasporto “usata come talismano perché non bruciava nel fuoco” per andare alla torre dell’oracolo. In alcune visioni, venivano uccisi dalle guardie di Vanadi. In altre si salvavano.

A quanto pare, l’ultimo passo è in mano agli déi.

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