I quattro avventurieri, preoccupati, aspettano chiusi nella loro stanza discutendo sull’eventualità di un’irruzione diretta nella cerchia interna della città. Hanno abbozzato una mappa della zona fino alla chiesa dove la loro missione omicida si sarebbe dovuta compiere, proprio innanzi alla quale è stato eretto ad un nefasto patibolo.
Patibolo sul quale si aspettano di veder salire Racael, probabilmente già l’indomani.
Sbuffano, aspettano, congetturano, bevono.
Improvvisamente la penombra nella stanza pare cambiare… raffreddarsi. D’istinto controllano fuori dalla finestra, e si rendono conto che la luce emanata dalla Corona di Arin si è spenta. Quando riescono a fare una possibile ipotesi di collegamento fra questo avvenimento e la notizia che hanno avuto da D’arcy inspiegabilmente la luce torna ad illuminare il cielo.
Passa ancora del tempo, i quattro tornano a riposare angosciati da mille perplessità, fino a quando sentono un flebile bussare alla finestra. Inzuppata, ansimante e stremata, la piccola draconixie fa capolino nella stanza. Si appoggia sul pagliericcio e rimane in silenzio per un paio di minuti, fino a che Alborg, spazientito la esorta a parlare.
– Cercavo le parole giuste per spiegarvi com’è andata. Lo so, è una cosa strana per una lingualunga come me. Ma ne ho visti morire tanti di voi umani, ultimamente… nessuno in un modo così incasinato. Non capisco nemmeno io come sia successo.
No, no, non è morto. Ma non posso assicurarvi che sia ancora vivo, o che ce la farà.
…
Hm per spiegarvela dall’inizio. Beh, quando vi siete avventurati in giro per questa parte della città io e Racael abbiamo deciso di andare a vedere la Corona da vicino. Pero’ siccome era ancora giorno ed io sarei stata troppo visibile abbiamo trovato un grande stratagemma: Racael si è trasformato in un pellicano –
(occhi strabuzzati da parte dei 4 in ascolto)
– si, dai un pellicano. Quegli uccelli pescatori col becco enorme e la faccia un po’ tonta –
(imita il movimento di ali di un pellicano)
– poi ti faro’ un disegno, Vaashna. Comunque, più ci avvicinavamo alla corona piu’ la luce si faceva calda. Ad un certo punto era talmente rovente che non siamo piu’ riusciti a procedere oltre.
Siamo scesi e Racael sempre sotto forma di pellicano è atterrato nel giardino della biblioteca. Ma i monaci di qui non sono come i suoi colleghi druidi, né come gli elfi che conoscevo io. Insomma che questi, con i loro rastrelli, hanno cominciato ad attaccare il pellicano. Per fortuna Racael è riuscito ad infiltrarsi fra di loro ed entrare nella biblioteca.
Dico per fortuna ma non credo sia il termine migliore.
Ci siamo chiusi la porta alle spalle e Racael è tornato alla sua forma umana, mentre io sono volata sul lampadario… mi sembrava il nascondiglio migliore. Ma non era abbastanza in alto perché io mi potessi celare. Sta di fatto che i monaci hanno aperto la porta e mi hanno vista. Così mi sono castata l’invisibilità e mi sono nascosta sotto il mantello autopulente di Racael, che nel frattempo aveva fatto i primi passi verso l’abisso.
Cioè era entrato spavaldo in biblioteca e stava raccondando ai monaci che era il tecnico supervisore delle mensole mandato da Dubris in persona.
(occhi strabuzzati da parte dei 4 ascoltatori)
Sì, sì, potete anche non crederci, ma è così che è andata. I monaci ovviamente non se la bevono e vanno a chiamare le guardie, che in pochi secondi accorrono e lo (ci) scortano nella famigerata caserma dei paladini con la p maiuscola di Arin. Non so se poi hanno davvero la P maiuscola, non ne ho visti di veramente forti, io.
Racael in tutto questo se ne sta pacifico, cerca di agire come la sua presenza in biblioteca fosse stata la cosa piu’ naturale del mondo. Alle domande del capo delle guardie pero’ cede e ammette di essere entrato agilmente dalla porta fra le due zone della città in un momento di distrazione delle sentinelle, che avevano lasciato i battenti aperti.
Firulì firulà fischiettando con le mani in tasca (scusate questa mi fa un po’ ridere) ammette di aver passeggiato stile turista e di aver trovato la porta aperta della biblioteca, e perché no, di aver deciso di fare una visitina.
Cercava di tenere un basso profilo, immagino. Il problema è che il capitano deve aver fatto una di quelle magie da paladino, e sapeva benissimo (non che ci volesse una magia pero’) che quelle che Racael stava raccontando erano tutte palle. Quello che pero’ credo lo spaventasse un po’ era che non capiva a che gioco stesse giocando quel giovanotto abbronzato, che di punto in bianco era comparso nella zona più sacra della città senza che i suoi uomini si fossero resi conto di niente.
Capito fin qui? Racael continuava a fare il gentile pellegrino ma comunque il capitano lo (ci) ha fatto sbattere in cella nei sotterranei della caserma.
Non vi dico che schifo e che puzza. In tutto erano nove celle, 6 delle quali occupate da reietti umani tumefatti dalle percosse sdraiati fra le loro stesse feci. Alla faccia dell’amore universale di Arin.
Racael è stato buttato in una cella e le guardie si sono allontanate. Essendo nei sotterranei non c’era alcuna finestra e mi ha preso un po’ la claustrofobia. Sono uscita dalla cella provocando il panico generale di quei cretini dei prigionieri, che hanno allarmato le guardie. Io sono riuscita a sgattaiolare dentro in tempo, e a nascondermi, ma le guardie hanno deciso di perquisire Racael e da lì è scoppiato il putiferio. Racael si è trasformato in orso ed in poco tempo ha dilaniato le 4 guardie che aveva davanti, ma il carceriere è riuscito a scappare e a dare l’allarme. Noi salite le scale, ci siamo incamminati nel corridoio.
Nel corridoio tra parentesi c’erano delle finestre. Da cui potevo passare io, ma non lui. E lui aveva finito le magie di trasformazione. Con una zampata ha rotto il vetro della finestra… ma non me la sono sentita di andarmene così.
Coff coff, sia chiaro che le vostre insignificanti vite non hanno nessun valore per chi aspira all’eterno riposino col drago primevo, ma non sono di certo una vigliacca. Anche io avevo contribuito a quel casino.
Così ho sparato tutti i miei colpi, fino all’ultimo, sulle guardie che incedevano verso di noi. Anche il capitano ha assaggiato un po’ delle mie stelline, hehe. Ma i nostri incantesimi erano limitati e non siamo riusciti ad andare oltre, erano troppi i militi. Racael ha vomitato un altro orso contro un chierico rinforzato, e si è preparato all’ultima magia che aveva memorizzato: quella in cui poteva fondere il suo corpo nella pietra.
A quanto ricordi io non dovrebbe durare moltissimo, pero’ forse può farcela.
Io a quel punto non avevo piu’ nessuna possibilità di migliorare la situazione. Ho ringraziato Racael, gli ho detto bye bye buona fortuna e sono uscita in volo dalla finestra.
Si, ho visto anche io la Corona spenta per qualche secondo. Prima che succedesse questo da dentro abbiamo sentito delle urla, prima come di stupore e poi di trionfo. Prima che si spegnesse e poi riaccendesse. Non so cosa abbiano fatto quei maledetti.
Tra parentesi in tutto questo mi hanno vista tutti, mi chiamavano diavolo. Io scappando ho urlato al chierico che eravamo emissari di Vanadi e che quando la corona sarà nelle sue mani gliela farà pagare molto cara. Idea geniale, neh?
(senza dare la possibilità di ribattere ai suoi interlocutori) Comunque il mio racconto finisce qui. Non vi so dire altro. –
La ex-fatina si cerca un posto tranquillo fra le assi del tetto, scaccia qualche ragno e si addormenta di sasso.
Nel frattempo, nei sotterranei del castello le prigioni sono deserte. Il via vai delle guardie in cerca dei fuggiaschi è finito; i detenuti sono stati trascinati via dalle loro celle e tutto tace. Racael sente l’incantesimo sciogliersi, e la sua carne indurita pian piano emerge dal pavimento della cella in cui si era rifugiato. Sente alcuni passi avvicinarsi e si appiattisce il piu’ possibile nella penombra.
Una guardia scende le scale trascinando un prigioniero sanguinante. Lo sbatte in una cella che richiude e torna al piano superiore senza notare Racael. Dopo una mezz’oretta viene trascinato giù un altro detenuto, poi di nuovo un altro. Prima che si riempiano tutte le celle, munito del mazzo di chiavi sottratto al carceriere, decide di scambiare vestiti e cella con l’ultimo prigioniero soggiunto, che fisicamente gli assomiglia moltissimo.
Quando tutti i detenuti sono stati riportati in prigione, alle guardie sembra di averne contato uno in piu’. Ne controllano un paio e riconoscono i loro visi mutilati, così, rassicurati, tornano al piano di sopra e lasciano riposare l’esausto Racael, ansioso di recuperare un po’ di energie e di memorizzare i suoi vitali incantesimi.
Al mattino le guardie ricominciano a portare fuori i prigionieri, uno alla volta. Questa volta pero’ rimangono molto tempo fuori dalle loro celle, Racael capisce che non ci torneranno mai più.
Al momento propizio si trasforma in una vipera e striscia su per le scale. Sfugge all’attacco di qualche guardia schifata ed indisturbato sfocia all’aria aperta. E’ libero, finalmente, e si allontana il piu’ velocemente possibile dalla città.
Dopo aver fatto colazione, D’arcy ed i compagni escono preoccupati dalla taverna. Non hanno ancora trovato un’idea vincente per sfondare la cinta interna, e temono che il compagno non sia sopravvissuto alle magie dei paladini.
Nella piazzetta adiacente alla locanda un bambino indica con il dito verso il cielo, sorridendo. I nostri si voltano a guardare nella direzione verso la quale guarda il bimbo, e sembra che un bel peso improvvisamente si sollevi dalle loro viscere.
– Ecco, è fatto così! – sorride D’arcy
Un pellicano svolazza nel cielo sopra di loro, libero e spensierato.