Continua il colloquio con il saggio nano ex-chierico di Iskar (a suo dire).
Nel suo incontenibile ottimismo ci conferma che la punizione che lui ed il suo popolo stanno subendo non e’ ancora sufficiente per l’espiazione dei loro grandi peccati per cui ci invita a sloggiare onde lasciarli soffrire in pace, ecchecavolo!
Mi domando quindi se tutti i nani abbiano questa peculiare tendenza all’autocommiserazione ed al masochismo o se sia una caratteristica di questo nano in particolare…
Davvero emo questi nani…
In uno sprazzo di energia vitale il saggio aggiunge che gli dei, nella loro divina compassione, hanno lasciato comunque una speranza al popolo nanico e gnomico: le Grandi Prove.
A seguito delle nostre domande arriviamo a capire che tali Grandi Prove sono di numero imprecisato ma che la prima consiste sicuramente nel sottoporsi al sacro giudizio della Luce di Arin, mentre l’ultima, quella di Iskar, prevede l’incontro con un non meglio precisato Guardiano.
Tale prova puo’ essere superata senza sconfiggere il suddetto Guardiano, ed in tal caso il sigolo individuo che superi tale ultima prova sara’ finalmente liberato dalla sua prigionia.
Per contro, sconfiggendo il divino Guardiano, si otterrebbe, ipso facto, la liberazione dell’intera genia nano-gnomica.
Che buontemponi questi dei… pensano sempre a giocare… non facevano prima a sfidarli ad una corsa nei sacchi, dico io? Meno male che il Grande Drago e’ differente…
I Sacri Emissari del Drago Padre cincischiano cercando di mettere ordine nelle informazioni fin qui raccolte omnde decidere il da farsi.
Piu’ li conosco e meno li capisco: non e’ assolutamente evidente che l’unica strada e’ quella di affrontare le Prove, sconfiggere il guardiano e liberare questi tapini dalla loro ingiusta prigionia? Boh…
A questo punto il saggio nano augura a tutti una buona sofferenza e torna a dormire ricoprendosi presto dell’onnipresente cenere.
Per fortuna interviene il piccolo Gnomo a togliere tutti dall’impasse, decidendo che e’ oramai giunto il momento di tentare personalmente le Prove, avendo atteso, inutilmente, piu’ che a sufficienza.
“Forse la vostra venuta ha questo significato, serve a ricordarci che siamo noi a doverci liberare dalla nostra stessa prigionia e che soffrire eternamente non ha scopo… posso contare sulla vostra compagnia e sul vostro aiuto nella mia ordalia?” ci chiede.
Ci metto meno di un nano(gnomo?)secondo ad acconsentire con entusiasmo, ricordandomi soltanto dopo averlo fatto che forse sarebbe stato piu’ educato lasciare che i Sacri Emissari esprimessero liberamente il proprio parere prima del sottoscritto.
E vabbe’… daro’ la precedenza ai bradipi la prossima volta…
Inizia quindi la marcia per le distese di desolata e desolante desolazione.
Non si capisce come faccia lo Gnomo, che ci precede, a decidere in che direzione andare ma forse non e’ davvero cosi’ importante…
Il tempo sembra non passare mai e senza avvertire la fatica, anche il camminare diventa presto un’attivita’ automatica, come il resiprare, il che lascia alla mente la possibilita’ di vagare libera tra i pensieri.
Presto, forse per via dello cupo scenario che ci circonda, la nostra mente viene portata a ponderare e rimuginare sui propri rimorsi e sui propri peccati.
Ci accorgiamo improvvisamente di essere rimasti tutti silenziosi e sovrapensiero per un tempo indefinitamente lungo e soltanto l’essere inciampati in Batioz che ha deciso di sostare sedendosi nella cenere, ci ha riportati alla realta’.
Batioz, Darcy ed io ci accorgiamo anche di aver pianto e ci asciughiamo le lacrime, gli altri 3 nostri compagni sembrano invece tristi ma non particolarmente provati dall’esperienza.
Il piccolo gnomo che ancora ci precede addirittura singhiozza disperato pur non rallentando il suo passo. Arrivo ad apprezzarlo per la ferrea risolutezza che dimostra nonostante la situazione.
In lontananza, di fronte a noi, sembra delinearsi la luce dell’alba e, stagliata di fronte ad essa, una semplice struttura ad arco.
Approfitto della pausa per farmi aiutare da Alborg, che sembra il guerriero piu’ esperto del gruppo a parte il sottoscritto, a cambiare la mia armatura, mettendo nello zaino quella a Bande di taglia umana e recuperando al mia gloriosa armatura a scaglie dorate donatami, oramai tanto tempo fa, dal grande Xarthasax in persona.
Se devo affrontare le Grandi Prove degli dei, voglio farlo e, se necessario, anche spirare, nella mia vera forma…
Ricomincia la marcia di avvicinamento a quello che si dimostra essere davvero un semplice arco di pietra, con il simbolo di Arin scolpito sull’architrave, alle cui spalle la luce del sole, oramai sorto, risulta quasi fastidiosa agli occhi.
Il piccolo gnomo si prende un momento di pausa, nella quale io decido di tornare alla mia vera forma draconica, indi si accinge a passare attraverso il portale incitandoci a seguirlo.
Avvicinandosi al portale, la luce del sole, presumibilmente anche la luce dello stesso Arin, diventa assolutamente insostenibile per lo sguardo costringendo tutti a chiudere gli occhi coprendoli anche con le mani.
A tutti gli altri, tranne che al sottoscritto, la luce produce anche dolore fisico, qualcosa di simile a delle bruciature.
Darcy lancia un grido di aiuto ed io, procedendo a tentoni, accorro velocemente in suo soccorso curandola e permettendole cosi’ di sopravvivere alle tremende ferite dovute alla luce di Arin.
Essendo tutti piuttosto bruciacchiati (tranne il sottoscritto), il resto del gruppo, assime allo gnomo, decide di ritirarsi tornando a distanza di sicurezza dal portale. Il sottoscritto, completamente accecato, non capisce cosa stia succedendo ma si fida delle parole di Batioz, uno dei Sacri Emissari, che lo spingono a procedere verso la luce.
Cosi’ faccio, sicuro di essere assieme ai miei compagni.
Ad un certo punto la luce scema fino a sparire e mi ritrovo dall’altra parte.
Faccio il giro attorno a portale e incontro i miei compagni che sono ancora alle prese con la luce accecante che io, pero’, non vedo piu’.
Si procede alla guarigione degli ustionati, io do fondo a quasi tutti i miei poteri curativi per rimettere in sesto lo gnomo, Alborg e, nuovamente, Darcy.
Non vedendo altre soluzioni si propende per l’ipotesi di utilizzare la Pietra di Ilun evocandone i poteri per proteggersi dall’ira divina veicolata attraverso la Luce di Arin.
Lo stratagemma funziona e permette a tutti quanti di passare finalmente indenni.
Un altro periodo indenfinito di marcia lungo le cupe Pianure di Cenere ci porta di fronte ad un secondo arco di pietra, stavolta chiuso da portoni di pietra, che riporta il simbolo di Ilun sull’architrave.
Uno scheletro, apparentemente di un nano, giace sul terreno, diviso a meta’ dal portale: dalla parte da cui arriviamo noi si trovano gambe e bacino, dall’altra parte la parte superiore dello scheletro, assieme ad un pugnale incastrato nella gabbia toracica.
Appena toccato lo scheletro diventa cenere ma il pugnale rimane e Batioz lo regala allo gnomo che pero’ lo guarda con una certa preoccupazione.
Il portone resiste a tutti i tentativi di forzarlo via forza bruta da parte mia e di Racael ed anche al tentativo di aprirlo cospargendolo di sangue effettuato da Alborg (utilizzando il suo sangue).
Di nuovo lo gnomo, oramai psicologicamente stremato dalle ultime esperienze, toglie tutto il gruppo dall’impasse offrendosi come sacrificio umano al dio dell’oscurita’ e della morte.
“E’ per questo che mi avete donato questo pugnale, nevvero? E’ questo, e null’altro, che ci chiede Ilun per passare oltre la sua porta…”
Non trovando alternative valide, il gruppo accetta l’estremo sacrificio del piccolo gnomo ed io personalmente non posso esimermi, di fronte a cotanto estremo e altruistico sacrificio, di promettere solennemente che faro’ tutto quanto e’ in mio potere per liberare la sua stirpe da questa prigionia ed adoperandomi affinche’ la sua morte non sia stata vana.
Lo gnomo, dimostrando sommo coraggio e sopportazione del dolore, si taglia le vene delle braccia cominciando a dissanguarsi. Alborg sostiene la creatura tra le braccia tenendolo nei pressi del portale, il quale si apre silenziosamente non appena lo gnomo esala il suo ultimo respiro.
Io accerto la morte della creatura e poi decido di trasportarla con noi tenendola tra le braccia.
Il terzo portale viene raggiunto dopo un altro lasso di tempo indefinibile.
Questo riporta il simbolo di Amalurra sull’architrave, e’ aperto come quello di Arin ed attraverso di esso, e solo attraverso di esso, si intravede una scena bucolica: prati erbosi, un cielo terso e soleggiato, un laghetto d’acqua fresca e cristallina, alberi rigogliosi carichi di dolci e succosi frutti, uccellini cinguettanti e teneri animaletti.
Racael sente subito il richiamo della Natura (no, non nel senso che deve fare i bisogni) ed entra nel portale subito seguito dal resto della compagnia.
Nei pressi del laghetto giace supino un nano apparentemente addormentato mentre un secondo nano, nudo, sguazza felice nel laghetto poco profondo.
I nani si dimostrano subito piu’ che amichevoli ma anche stranamente letargici nei loro discorsi, quasi inebetiti.
Qui gatta, anzi Amalurra, ci cova… bah, che nani debosciati questi due: basta un laghetto, qualche uccellino canterino, degli splendidi frutti dolci e succosi che… beh, in effetti sembrano proprio deliziosi… quasi quasi…
La compagnia scambia poche parole con i due nani senza convincerli a riprendere il loro viaggio con loro ma anche senza cedere ai loro inviti a fermarsi anche soltanto per un veloce bagnetto e magari uno spuntino.
Ripartiti, dopo un certo tempo come consueto difficilmente misurabile, essi giungono nei pressi di un portale identico a quello da cui erano entrati che riporta pero’ nelle Pianure di Cenere.
A quella triste vista nessuno esita eccetto il sottoscritto che all’ultimo momento sente mancare la sua determinazione accingendosi a tornare indietro.
Vista la situazione Alborg si offre per inseguire il draconico onde convincerlo ad passare il portale soltanto per rimanere a sua volta irretito dal fascino della natura in tutto il suo splendore.
Batioz parte per secondo nel tentativo di recuperare i due compagni ma anche lui cade preda del magnetismo esercitato dal divino paradiso della natura.
Infine soltanto Darcy riesce a convincere i tre a tornare indietro ed a farli passare oltre il portale, sebbene Alborg, ancora titubante, richieda una decisa spinta da parte di Batioz.
Altra marcia senza tempo ed i nostri eroi arrivano finalmente al quarto portale, quello che riporta il simbolo di Iskar.
Anche questo risulta aperto ed attraverso di esso si vede un’immenso ambiente il cui pavimento e’ composto da pietre quadrate di 1.5×1.5m.
Ma guarda, in questi riquadri ci sta dentro perfettamente ognuno di noi con la sua bella basetta… er… ho pensato basetta? Intendevo piedi…
Poco distante dal portale si trova una strana struttura apparentemente bidimensionale, alta circa 10 metri, composta da una sorta di energia solida, rossa e pulsante.
Non appena il gruppo supera il portale, la struttura prende a muoversi dimostrando di essere una specie di statua vivente di un enorme nano armato di un altrettanto imponente Martello a 2 mani. L’essere sembra non possedere ombra ne’ esserne colpito, il che rende difficile capire la sua profondita’ e la sua esatta forma quando rimane immobile.
La figura, il probabile Campione di Iskar, si sposta fino a mostrare un secondo portale che riluce di una qualche forma di cortina di energia, cosa che accade anche al portale che il gruppo si e’ lasciato alle spalle.
L’essere si porta accanto al secondo portale e sembra indicarlo con il suo martello, come ad invitare i nostri eroi ad abbandonare questo posto indenni.
Ricordando le parole del saggio nano seguace di Iskar, il gruppo si consulta per decidere il da farsi. Conoscendo l’indolenza dei miei Sacri Emissari chiedo subito una votazione: “Questo e’ quasi sicuramente il Campione di Iskar, sconfitto il quale libereremmo la stirpe nano-gnomica dalla sua prigionia: Volete affrontarlo o passiamo oltre senza colpo ferire?”
Incredibilmente la maggiornaza assoluta, con l’eccezione di Vidarr, ancora un po’ titubante, vota a favore del combattimento.
Estremamente soddisfatto, depongo il cadavere del coraggioso gnomo nel pressi del portale, in modo da non rischiare di calpestarlo durante la lotta, poi imbraccio scudo ed estraggo la spada, portandomi in testa al gruppo.
Al mio “Siete quindi pronti?” sento i Sacri Emissari estrarre le loro armi assumendo posizioni marziali (ecco, ora ci starebbe bene una bella foto di gruppo :), in risposta alle quali anche la ciclopica e terrificante creatura composta da pulsante energia rossa si muove riposizionandosi di fronte a noi pronto alla pugna.
“Questa non e’ pazzia… questa… e’… SPARTAAA!”