Le Lacrime di Xarma

Le voce a volte sono solo voci, altre volte sono voci

Minerva cerca di friendzonare Iriel che prova con tutte le sue forze ad accozzarsi, ma che alla fine si arrende, attapirandosi male.
In serata, ceniamo in una taverna con Umilgor Piededimarmo, che ci porta nella taverna “Alla caverna”, prossima alla più esterna cerchia muraria. Mezz’orchi, orchi, tiefling e nani formano la maggior parte della clientela. Tra vino speziato e cosciotti di montone passiamo una tranquilla serata in compagnia, condita dalla rissa fatta partire dal servitore inosservato di Shivan. Umilgor, Deckard e Martok si uniscono ai festeggiamenti, mentre Minerva invece sembra ancora sconvolta dal friendzonamento. Placata la rissa, torniamo ai nostri boccali mentre Xyr suona qualcosa. All’uscita, Umilgor ci racconta un po’ la sua storia, e scopriamo che Fumogrigio era già regina quando lui arrivò in città 30 anni fa. Secondo lui, sua maestà potrebbe avere potrebbe forse avere del sangue elfico .

La mattina dopo, Xyr ci rassetta gli abiti e ci uniamo al corteo funebre del Gigante.
Umilgor, Clivia, Boamo, Barvolmzai ed il samaritano, sono tutti al funerale. La bara enorme del Gigante viene portata a spalla ,da un lato da tre in uniforme da guardia cittadine, mentre dall’altro lato ci sono tre avventurieri: uno gnomo (con il volto truccato e vestito con abiti da città con vistosi gioielli alle dita, alle orecchie appuntite ed al collo), un umano (barba screziata di bianco, un bastone nodoso ed un mantello con una pelliccia bianca; intorno al collo porta un collare fatto di corna di cervo fuse tra loro), ed una donna (vestita di strisce di stoffa grigia e una gemma color ametista incastonata nello sterno, delle protuberanze minerali sulle braccia, su una guancia e sotto i piedi – potrebbe essere una origine demoniaca, o più probabilmente un patrono arcano che ne sta cambiando il corpo, come ad esempio un drago di gemme). Fuori dalla chiesa, un picchetto di cavalieri a cavallo ed in armatura d’ossa attende il corteo; nel tempio di Arin alcuni dei membri dell’accademia sono presenti. Finita la cerimonia, anche la regina raggiunge la chiesa accompagnata dalla sua scorta e da un elfo di qualche centinaio d’anni che porta sulla schiena quelle che sembrano due armi d’oro incrociate dietro la schiena, ma che ad un esame più attento si rivelano essere le due metà un enorme arco d’oro, spezzato a metà. Scopriamo che l’elfo si chiama Edhovith Vaefae, detto il Quattromani, e che è l’unico membro del consiglio della regina a non essere un membro dell’accademia. Fumogrigio raggiunge la parte anteriore della chiesa, sembra parlare con qualcuno per poi uscire; siamo tuttavia lontani e non riusciamo a distinguere bene ciò che accade. Una volta uscita la regina, il funerale termina effettivamente e la folla si disperde.
Barvolmzai ci si avvicina e andiamo a bere qualcosa in una taverna. Nelle sue parole si avverte un certo sarcasmo, ed allude a qualcosa che non torna in città. Si rifiuta però di dire cosa, chiaramente fidandosi poco specie di Weiss e Minerva e probabilmente anche di Martok, e liquida la discussione dandoci semplicemente l’indirizzo dove trovarlo. Torniamo quindi verso la chiesa, ma non troviamo più nessuno. Chiediamo ad un chierico dove si sono diretti, e ci spiega che il feretro è ormai al cimitero, oltre la porta Est, nel bosco sacro. Fuori dalle mura vediamo la serie di alberi coltivati che avevamo notato entrando e la nebbia che si estende verso fuori. La guardia ci indica un sentiero che si addentra verso un bosco. Ci avvisa però di non oltrepassare la nebbia, perchè questo vorrebbe dire perdere la città. Nel cimitero ci sono lapidi di tutte le fogge, e Deckard riesce a scorgere una cripta con sopra uno stemma di testa di lince e con il cancello aperto. All’interno, l’uomo che portava la bara è inginocchiato in preghiera. Alcuni di noi entrano a dare una breve preghiera per il Gigante. Mentre aspettiamo fuori, la città si sposta e per la prima volta lo avvertiamo in modo quasi fastidioso. Finite le preghiere, iniziamo ad allontanarci ma poco dopo notiamo l’uomo uscire dalla cripta. Greste Leorata – questo il suo nome – ci conferma di essere uno dei membri della Testa della Lince. Inizialmente sembra un po’ titubante a parlarci di loro quando ci presentiamo, ma quando iniziamo a chiedergli consigli sembra diventare più aperto. La cosa più importante – ci dice – è non perdere mai la speranza, di cercare di restare vivi, di vestirsi a cipolla e che anche se può sembrare che gli dei siano lontani nel tempo “la natura non è mai morta, Amalurra è con noi”. Anche lui e gli altri della testa della lince – la donna di nome Eri Llenole e lo gnomo Zepheh, oltre al Gigante – si sono conosciuti a Crihn, e sono diventati fratelli d’arme. Parliamo un po’ della loro storia, del sogno di far cadere i terrori e infine ci dona un sacchetto di cuoio, ricordo del Gigante. Ci dice di non aprirlo, ma che se un giorno dovessimo trovarci in una situazione in cui “tutto sembra perduto”, di stringerlo e di concentrarci su di esso. Xyr vede i suoi piani per scrivere una canzone crollare davanti al disinteresse dell’uomo, che gli suggerisce di provare a parlarne con Zepheh.

Al rientro in caserma, troviamo degli ordini che ci sono stati lasciati. Nessuna missione fuori dalla città, ma solo alcuni incarichi di routine da svolgere per la settimana. Nel nostro ultimo giorno libero, Shivan si reca in biblioteca per studiare un po’ la storia di Crihn, mentre Weiss prova a studiare le antiche divinità. Ceniamo quindi in caserma, e successivamente Weiss e gli altri vanno poi in una taverna cercando gli altri della lince, mentre Deckard e Shivan vanno a cercare Barvolmzai. Deckard dice chiaramente di non apprezzarlo, ma le parole di saggezza di Shivan chiariscono il da farsi**

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