Le Lacrime di Xarma

Eta Etorri Egun

Le guardie in armatura di drago sono schiacciate e immobilizzate a terra, grazie al potere della Regina.
La Regina si guarda intorno e al disastro causato dalla lotta intensa e dalle potenti magie, chiazze di sangue, guardie schiacciate, il maestro di abiurazione decapitato, il Samaritano col corpo bastato e con in mano le due spade de il Quattromani, e quest’ultimo per terra avvizzito e invecchiato, il capo delle guardie del drago spappolato dai colpi di Martok.

La Regina, con in grembo l’ambra, si lancia sul cadavere di Virre e con estrema delicatezza la prende tra le sue braccia e le accarezza i capelli, piangendo. Minerva prova a consolarla.

Dalla porta fanno irruzione una serie di guardie del drago, che rimangono basite. Il Samaritano getta le due spade per terra, e le guardie del drago si inginocchiano verso la regina, e chiedono al Samaritano cosa succede, ma non ricevono risposte.

La regina si alza, ringrazia Minerva e prende la corona che le viene data da Weiss, e la indossa.
Le guardie stanno tremando in ginocchio e soffocando dei mugugni di dolore. La Regina ringrazia gli occhi del Cerbero: “forse le cose mi sono sfuggite di mano. Il momento è giusto, andiamo, il popolo ci aspetta. Guardie , seguitemi”. Il Samaritano si dirige nella direzione opposta. La regina procede avanti, oltrepassando il cadavere di Nimptap, facendosi spazio tra le guardie, finché non raggiunge la scalinata che arriva alla balconata. Ormai è notte, e il cortile è devastato dalla folla fuggita, e nelle strade si sente il popolo che intasa le strade con urla e vociare. La regina chiede dove sia il popolo e le guardie raccontano che le persone sono fuggite. La regina si siede per terra a gambe incrociate, sul balconcino con i paramenti, il baldacchino, il trono e gli arazzi, comincia ad muovere delicatamente le mani attorno all’ombra e si divide in due, delicatamente la regina apre l’ambra, rilevando all’ interno una creatura rannicchiata in posizione fetale, con due grandi orecchie, con il corpo di colore rosso, e una coda. L’essere o sembra addormentato, e quando la regina lo punzecchia, emette un piccolo gemito e si sgranchisce, aprendo leggermente le orecchie, rivelando un volto orribile. Nonostante la bruttezza, la regina lo guarda con affetto. La creatura apre gli occhi, cerca di mettere a fuoco la vista e dice:
“ah Nical, abbiamo vinto?”
”No Stimpnik, abbiamo perso”
”e Zear?”
”è morto”
”e quindi?”
”tu sei tutto quello che è rimasto del suo potere in questa terra”
”quindi diventerò un dio?”
“no, morirai anche tu”
“bell’affare Nical, mi hai svegliato per questo?
“No, Stimpnik ci sarebbe da fare un ultima cosa. ti ricordi la nostra storia? ci sarebbe da raccontarlo a tutti.”
”ci proverò”

Stimpnik muove a malapena le labbra e la sua voce riempie i nostri pensieri e abbiamo l impressione che si espanda molto più lontano di quanto possiamo immaginare. La regina Nical ripete le stesse parole e insieme ripetono:

Eta etorri egun
E venne il giorno
in cui Xarma morì,
uccisa per amore.
Mosse Iskar la mano fatale
Armata della lama
Creata dai nani fedeli.
Di Xarma il cuore infranto
piovve sulle terre degli uomini
Per incarnarsi di nuovo
negli aspetti dell’arcano

Eta etorri egun
E venne il giorno
In cui gli Dèi imposero
un sacrificio alle genti mortali.
La lama terribile
dovette esser riforgiata
per strappar le anime
degli otto aspetti reincarnati
di Xarma dea dell’arcano.
Terribile il prezzo
del fallimento:
AGERTOR KARKAMORR EHIN AZIERA
LEHIZA MARRA


Eta etorri egun
E venne il giorno
In cui sei aspetti
e una potenza antica
raccolti per ricostruire il cuore
attendevano nella lama
brandita dai prescelti
l’ultimo frammento,
per resuscitare Xarma
Dea dell’arcano
e salvare le genti e le terre
dalla spietata punizione.


Eta etorri egun
E venne il giorno
in cui una ragazza,
aspetto d’incantamento,
rifiutò il destino e il prezzo
Imposti dagli dei.
La paura di morire
di una mortale non più tale
causò la morte degli dei immortali
e il suo terrore chiamò
i nuovi terrori a dominare
il mondo
A nulla valé
lo sforzo dei prescelti
Branditori della lama,
provati dagli Dei
a un passo dalla salvezza
traditi dall’avido compagno
che divorò la lama
speranza delle genti


Eta etorri egun
E venne il giorno…
in cui persa la speranza
Deciso il fato
scesero in terra
gli dei antichi
per pronunciare
le quattro lettere segrete
che annunziano la fine del mondo.
Davanti al perno
Arin cerchio di luce
Ilun luna di morte
Iskar gigante di ferro
e dietro gli dèi tutti, loro figli,
E sotto Amalurra, la madre terra
Colossi immoti, manifesti tra le genti
Riuniti in circolo sacro
Per pronunciare
AGERTOR KARKAMORR EHIN AZIERA
LEHIZA MARRA

e segnare la fine di tutto ciò che era
condanna dei popoli mortali
e dalle fiamme annunciare
la schiusa del drago primevo
Ma dall’oceano lontano
volò Tiamat, Drago Prismatico,
traditrice del suo stesso destino;
e dietro di lei Delezaur, divoratore della lama,
nel suo stomaco il cuore incompleto
che gli dà tormento eterno e potere;
dall’oscurità venne Kernoleus
il mortale che per primo scoprì
il proprio vero nome, finendo però
per desiderare soltanto la morte;
si infransero i cieli
quando il patto scellerato
permise al caos di tornare sulla terra
e come una cometa di sangue
il Signore del Caos cadde
distruggendo il perno
dimora e fortezza degli dèi


Eta etorri egun
E venne il giorno
in cui gli dèi antichi
riuniti sulla terra per scatenare
la fine di tutto
dovettero combattere
la loro ultima battaglia
E cadere dinanzi
agli dei del nuovo mondo
nati dal terrore
e portatori di terrore.
Ricordate, ricordate
l’era del patto,
quando i mortali vivevano
con la benedizione degli dèi
liberi di scegliere paura o coraggio
amore o odio
Ricordate, ricordate,
gli anni senza magia
quando i mortali vivevano
nel libero arbitrio
e la voce degli dei
era muta nelle vicende terrene
Ricordate, ricordate,
quando la paura di una bambina
che non voleva morire
pur nella giusta ribellione
a un ingiusto destino
causò la morte del vecchio mondo
e la nascita dei terrori
Ricordate, ricordate,
che la paura chiama paura,
ma che non sempre gli spiriti mortali
che camminano sotto questo cielo
sono stati assoggettati
alla volontà del terrore
E che la morte non è un prezzo
ma la condizione
da accettare nel cuore
per abbandonare la paura
e liberare i figli
Così la bambina
non più spaventata
fondò Crihn l’errante
per esser bastione
di luce e speranza
nel cuore di tutti
i popoli schiavi
e guidare la guerra
la giusta rivolta
levare le armi
i cuori e gli scudi
E cacciare per sempre
i terrori dal mondo
uccidere i draghi
cacciare i non morti
Spazzare il caos
Dalla faccia del mondo
E render le valli
di nuovo alle genti
O morir combattendo
Ma liberi sempre!

mentre pronuncia queste parole, il nostro animo si riempie di una strana potenza , dissipando paure e terrore, sentendoci in comunione con chi sta ascoltando queste parole. Mentre pronuncia queste parole, Stimpnik si sta disperdendo nel vento e guardando Nical “sai che non mi sarebbe dispiaciuto diventare un Dio?”

[OFF TOPIC] I peronaggi acquisiscono Immunità a PAURA, TERRORE, ODIO, generati innaturalmente

Nical si alza e ci dice: “adesso sapete la mia storia, la storia di noi tutti, e la sanno tutte le genti delle Valli. Ed è una dichiarazione di guerra ai terrori, e ci serve l’aiuto di tutte le genti delle Valli che devono ribellarsi con noi. E vi ringrazio per i vostri sacrifici e per le vostre imprese.”

Ci inginocchiamo e giuriamo fedeltà alla regina e alla sua santa guerra!

Quando sentivamo le parole, venivano accompagnate con delle immagini che rendevano le parole molto reali, e abbiamo visto il gruppo di eroi che costruì un arma terribile per uccidere gli aspetti di Xarma per ridare vita a Xarma stessa. Abbiamo visto Nical a scappare da questi eroi, per trovare una soluzione senza dover morire. Un combattimento tra questi eroi e un drago a 5 teste, Delezaur, senza sapere il finale, e che un drago enorme ha mangiato la spada maledetta, che era incastonata in qualche sorta di prisma incompleto con 7 facce e una mancante. C’erano delle figure colossali , in un armatura dorata e nera, alti come il perno e disposti attorno al perno con lo sguardo alle stelle che pronunciavano parole incomprensibili, e poi Tiamat che li attaccava con Delezaur (che adesso ha 7 teste, e ognuna ha una espressione di odio e dolore), i cieli che si aprivano e diventavano rossi come il sangue, e un rituale da cui cascava una cometa che distruggeva il perno, e ne usciva un demone colossale, il signore del caos, e legioni di demoni più piccoli pronti ad invadere le valli. Allo scontro si univa un teschio deforme scolpita nel fumo nero che si ergeva dal perno distrutto, scagliando incantesimi inenarrabili e potenti verso gli dei.

Quindi ci sono tutti i terrori che sono i nuovi dei: Tiamat, Delezaur, Il demone signore del Caos e Kernoleous Alfazard.

Abbiamo visto Nical e altre figure, tra cui il mago Silas Lynch, tra le rovine di una città circondata da fiumi di lava e orde di demoni volanti, attingere al potere di un albero sacro per trasportare via di li, i resti di questa città. Sappiamo che quella città era l’attuale Crihn, che l’albero sarebbe diventato il primo della foresta che avrebbe circondato Crihn. Abbiamo visto lentamente Crihn ergersi come unico faro di luce in un mondo che, con la morte degli antichi dei, aveva perso la speranza. Abbiamo sentito la paura e la profonda ingiustizia ad avere un potete più grande di quanto potesse gestire e ad avere un destino di morte, e passare secoli a fare ammenda per ciò che aveva fatto. Era una bambina spaventata, che senza volere ha causato tutto, ma ha anche combattuto tutto ciò che era sceso in terra.

Più che una narrazione, era una storia di rivolta alle ingiustizie.

La regina è un po’ provata. Nel cortile di sotto comincia a tornare la gente, che con l aiuto delle torce guarda in alto. La regina si affaccia al balcone, neanche un ora dopo che Therkeor Norin è stato incoronato, e viene accolta da grida di giubilo e festa dalla folla: “Fumogrigio! Fumogrigio!”.

La regina ci fa cenno di affacciarci, e la folla esulta quando ci riconosce, come degli eroi! si sente un aria stupenda nella aria, come un senso di rivalsa, di gioia. Man mano che passa il tempo, nel cortile vediamo anche arrivare anche altri popoli, come mezzorchi o elfi.

La regina, in lacrime, è stanca, e ha voglia di tornare a fare la regina e a portare avanti la sua guerra. Dopo un po’ rientriamo, vede le guardie, scuote la testa e le fa stramazzare a terra. “Ci vorrà’ qualche nuova guardia e dei nuovi maestri”. La regina ordina alle guardie di portare il il Quattromani in una stanza, di custodirlo e di farlo curare da un cerusico, di raccogliere i corpi con delicatezza e che i maestri siano sepolti con tutti gli onori.

La regina ci conceda e ci farà chiamare tra qualche giorno, intanto possiamo risiede nel castello.

Veniamo alloggiati nelle stanze del castello, con servitori a disposizione, veniamo rivestiti di abiti adatti alla vita a palazzo, e ritirano le nostre armi e armature. Tranne Oremov che si tiene di nascosto il pugnale di Virre Firnaina che aveva rubato dal suo corpo.

Dopo tre giorni viene a trovarmi un rappresentante dei mezzorchi, “xxxxxxxx”,

”Possente Martok, le tue grandi gesta rendono onore ai mezzorchi, e un nuovo eroe si erge tra i nostri clan. Abbiamo un dono per te e una festa in tuo onore questa sera”.

Martok si avvia alla festa nel quartiere degli orchi accompagnato da tutti gli orchi del cerbero, e man mano che camminiamo per le vie, il popolo esalta gli eroi con omaggi, urla di gioia e abbracci! Il quartiere degli orchi è addobbato a festa (alla maniera degli orchi), in cui danze e suoni di tamburi, bbq, risse e risate gioiose, ci accolgono vivacemente. Arriva il momento solenne in cui i mezzorchi mi accolgono calorosamente, e arriva il fabbro con un fagotto, onorandolo con un discorso pomposo, e sfodera il telo mostrando un braccio di ferro, con delle cinghie “che questo possa sostenere le tue imprese in battaglia!”. Lo monta sul moncherino. è di pessima fattura, è un altro braccio destro, la mano è storta, è pesante. I mezzorchi esultano quando Martok innalza il braccio e lo portano in trionfo con il fabbro.

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