Raggiungo Shivan: effettivamente era una minaccia troppo grande per essere affrontata da solo. Oltre la porta ci sono otto celle piene di zombi che sembra che attendano solo di divorarci. Al centro della stanza vi è un rituale disegnato sul pavimento: da esso partono dei canali con delle rune incise verso le celle e verso una porta, ovvero la nostra meta. Le rune ripetono sempre le stesse due parole ‘Muro di Forza’. Ma prima di provare a disattivare il rituale, dobbiamo liberarci delle creature dannate che si ammassano apparentemente al nulla, ma in realtà una forza li trattiene. Invochiamo la nostra magia e grazie al potere del fuoco io e del suono Shivan, riusciamo a svuotare la metà delle celle dal loro immondo contenuto. La stanchezza tuttavia ci assale, siamo svuotati, abbiamo bisogno di riposo. Ci accasciamo a riposarci ed a mangiare qualcosa sui gradini, protetti solamente da una porta. Passano i minuti, dopo circa un’ora riacquistiamo quel potere che ci basta per completare l’opera. Le celle ormai sono libere, tranne dei pezzi di corpo decomposto che continuano a muoversi, ancorati ad una vita che non lo è più. Giriamo la grossa pietra che fungeva da incanalatore per il rituale. Si aprono e le prigioni invisibili, ormai vuote in gran parte e noi corriamo verso la porta che finalmente si apre. Scendiamo rapidamente, la vita di Minerva è appesa ad un filo, ad una clessidra per la precisione. Al piano inferiore troviamo una vista non meno piacevole della precedente. Una camera delle torture. Ma chi torturava non si limitava solo a quello, evidentemente provava piacere a ritrarre le sue ‘opere’. Nella sala era presente anche uno scrittoio con dei colori ormai pieni di ragnatele. Al muro di fronte troviamo una pelle di Duergar tesa con strani incomprensibili segni colorati su di essa, due quadri con Duergar mentre vengono torturati, ed un infine un quadro con un llithid posizionato su un trono con un casco in testa, che ricordava la statua che avevamo visto in precedenza svariati piani sopra le nostre teste. Spostando i quadri notiamo qualcosa di starno: dell’aria proviene dal muro dietro al quadro dell’llithid. Spostando un mattone si apre un passaggio segreto che ci rivela altre scale. Scendiamo, ma non è facile descrivere ciò che vediamo. Le scale partono dal fondo della torre verso il basso. Le mura scompaiono ad eccezione delle parti che le sostengono. Ciò ci permette di vedere uno spettacolo straordinario, al termine delle scale vediamo un’enorme ruota dentata orizzontale. Da un lato questa si incastra una ruota enorme verticale che a sua volta si aggancia nella base della torre mentre dall’altro lato si aggancia ad un’altra ruota che si conficca nella montagna, creando un enorme ingranaggio. Scendiamo ed attraversiamo l’interno della ruota. Giunti sotto la montagna, vediamo una piccola grotta raggiungibile scalando un pezzetto di roccia in cui sono presenti dei piccoli appigli per arrampicarsi. Entriamo, percorriamo un corridoio fino a trovarci di fronte ad un enorme bacino levigato (apparentemente dall’acqua) e di fronte a noi una gigantesca paratia di ferro ai cui lati torreggiano due statue di nani dalle cui mani partono due catene che vanno a congiungersi in una altra che giace su una piattaforma.