Questo matrimonio non s’ha da fare!
Terminato di cenare, vediamo entrare nel locale il tipo che ci aveva contattati in città. Ci fa un inchino e si inginocchia al nostro tavolo.
Il suo nome è 土井 大鯔 (leggi Obora Doi), ed è il cugino di 古閑 か乃 (Kano Kokan), padre della nostra futura sposina. Ci accompagna all’hikkodate – il monaco ci spiega che è una tipica residenza delle famiglie più benestanti – dove il patriarca ci attende con tutta la parentela schierata.
Dopo numerosi inchini ci invitano all’interno e ci fanno accomodare attorno ad un lungo tavolo. Mentre le figlie ci servono ottimo tè verde e dolcetti gommosi ci racconta la storia che ha portato all’incresciosa situazione attuale.
Il loro sostentamento è dovuto prevalentemente al commercio dei loro prodotti alimentari artigianali. Venti anni prima, ad un tratto, i loro terreni hanno smesso di produrre. La terra è diventata sterile e per quattro anni non ha prodotto alcunché, minacciando pesantemente l’economia della famiglia. Quando, disperati e sul lastrico, uno Yokai ragno propose di scacciare la maledizione e donare loro delle preziose sete – per ripagare i loro debiti – in cambio della mano della loro figlia primogenita, non ebbero altra scelta che accettare.
La figlia in questione era ancora nel grembo della madre, incinta di qualche mese. Fu pattuito che al compimento del 20esimo compleanno della ragazza si sarebbero dovute celebrare le nozze.
Ora, il problema dell’uomo non consisteva nel dare in pasto la sua figliola ad un vecchio mostro con 6 braccia, ma che un sacerdote saccentone ha raccontato loro che la carestia di 20 anni fa era stata provocata proprio dallo Yokai in modo da minacciarli per ottenere la ragazza. Quindi il signor Kokan si strugge per trovare un modo formale per invalidare il patto, a suo dire sleale, senza però offendere il signor Ragno san e la sua comunità di spiritelli multizampa.
La ragazza, quello che desidera, nessuno ha intenzione di darci conto. Ma il dragone d’oro mi ha affidato il compito di farla sposare con il suo legittimo sposo. Oddio, non voglio che sia lo Yokai. Sono sicura che nemmeno lei lo voglia.
Provo a parlarle in privato ma la madre la marca stretta, e non riesco a cavarle molte informazioni. Il mio piano? Potrei convincerla a sposare il mostro promettendole di assassinarlo in un secondo momento, ma non voglio andare contro la missione dei miei compagni, per cui lei NON deve sposarsi con lo Yokai. Così ho pensato che per “legittimo sposo” non per forza s’intende il vecchio mostro. Può essere un nuovo, aitante, compiacente, contendente. Qualcuno che già lei desidera.
Così decido di fare un giro per il villaggio ed indagare su eventuali inciuci della ragazza. E (lo sapevo!) un commerciante mi spettegola che il contendente c’è, ed è un tal Tade Togai (non ve lo scrivo nella lingua del luogo perché non mi è stato mostrato il nome per iscritto e non so riprodurlo… vorrei tanto impararla!), ragazzetto che le ronza attorno da tempo e che sembra piacere anche a lei. Bene bene bene, il mio piano ha delle fondamenta.
Al mio ritorno, nella magione trovo i miei compagni col sacerdote saccentone, che parla in un modo ancora più odioso della boria che trasuda. Conferma brevemente i fatti raccontatici dal signor Koken, e porta via velocemente le sue chiappe cenciose.
Decidiamo quindi di continuare l’indagine avventurandoci alla ricerca dello Yokai. Ci è stato riferito che dovrebbe vivere in una caverna a nord del villaggio. Mentre ci addentriamo nella boscaglia, Racael ci mostra un ortaggio buffo e prepotentemente fuchsia, raccontandoci che si tratta del prodotto di punta del commercio familiare: le famose Rape Koken. Ne addenta una, dalla quale sgorga un succo purpureo e dolciastro. Non resisto ad assaggiare anche io il frutto e… sfruttare il liquido per tingermi i capelli di rosa. Ovviamente.
Cioè, non potevo perdere un’occasione del genere.
Poi il druido druida, il ranger rangera, ed insomma, arriviamo alla caverna del mostro. La quantità di ragnatele e di insetti ci conferma di essere arrivati nel posto giusto. Seguendo uno strano scampanellio ritmico arriviamo in una stanza ricavata nella roccia, al cui centro c’è una persona umanoide, molto alta e magra, che lavora alacremente ad un arcolaio con le sue 6 braccia. Senza mai fermarsi ci ascolta, ma non ci degna di grande attenzione ed è irremovibile: primo, sono stati i Koken di loro iniziativa, a proporre il patto vent’anni fa; secondo, non se ne parla. Lui sta invecchiando ed ha bisogno di una compagna che si prenda cura di lui, non vuole nient’altro in cambio.
Racael sente vibrare dentro di sé il potere dell’armatura. Alzando la voce, ordina allo Yokai di annullare il patto.
– Domani – aggiunge.
– Con comodo – per non farlo arrabbiare.
L’uomo-ragno per un secondo si ferma e si volta a guardare Racael. Ok, lo farà domani.
Raggianti torniamo a casa e riferiamo l’accaduto alla famiglia, di cui ormai abbiamo conquistato la fiducia. Durante la notte, però, negli alloggi che ci sono stati concessi dai Koken, ci svegliamo di soprassalto ricoperti da centinaia di ragnetti.
Qualcuno, dall’esterno della proprietà, sta bussando.
Sono le 11 della notte, è lo Yokai. Vuole sposare la ragazza entro la giornata, prima dell’indomani… prima di dover rescindere il contratto.