Le Lacrime di Xarma

L’ennesimo trollamento di Falce

Di tutte le cose che mi sarebbero potute accadere, questa è davvero la peggiore. Morire come i ragni, annegata in un mulinello centinaia di quadretti sotto terra.

Se è vero che sentiamo l’influenza del demone qui sotto, ok, odio i miei compagni.

Già è stato difficile prendere il coraggio per esplorare quei dannati cunicoli fino alla grotta piena di insettoni. Io sono nata per volare libera, all’aria aperta, non sotto la terra come quella feccia di gente.

Gli insetti erano troppi, il mio potere magico quasi esaurito, Batio più esaurito del mio stesso potere. Abbiamo deciso di tornare indietro e costringere il resto del gruppo a darci manforte, invece di stare li a girarsi i pollici nella graziosa stanza affrescata.

Appena sotto il pozzo stavano grossi cristalli di ambra. All’interno di questi spigolosi solidi si intravedevano delle figure. 

I miei compagni (maledetti!) presi da un raptus hanno deciso di spaccare i cristalli di ambra per liberare gli esseri intrappolati in essa. Così Alborg a martellate ha spaccato la resina e – sorpresina- racchiuso in essa trovato un bell’omino di mezz’età. Con un flash ho rivissuto il momento in cui anch’io mi sono risvegliata dal dorato torpore… le ossa inchilosate, la mente annebbiata (beh, in verità io mi sono addormentata un po’ ubriaca), ogni boccata d’aria che bruciava nel petto.

L’umano è un mago, si capiva alla prima occhiata. Il suo appetitoso libro e la sua particolare staffa (con una testa di gatto in cima) ce lo hanno rivelato ancora prima che aprisse bocca.

Gli abbiamo spiegato la situazione, sbrodolato tutto quello che sapevamo sulla magia, xarma, arcimaghi malefici e guerre fra valli. Dalle sue conoscenze sembrava che Silas Lynch, questo è il suo nome, sia vissuto circa 400 anni fa. Un po’ dopo la ma epoca. 

Dapprima il mago non voleva credere alle nostre storie, ma gli abbiamo  mostrato le pergamente dell’Inizio e della Fine. Le sue conoscenze gli hanno permesso di darci una traduzione approssimativa, e sembrava che dopo aver letto dei testi così impegnati la nostra storia lo convincesse un po’ di più, per cui ha abbandonato la sua stramba idea di uscire da solo e cercare il re di Valle dei Re per offrirgli i suoi servigi – almeno temporaneamente – per aiutarci a recuperare i teschio e poi uscire dal tempio con noi (che conosciamo un po’ meglio quest’epoca).

Così ci siamo incamminati di nuovo nel cunicolo in cui l’acqua si incanalava, abbiamo percorso per un po’ la stessa strada da cui io e Batio eravamo appena ritornati, per poi divergere in un altro ramo del percorso che non avevamo ancora esplorato. La galleria scendeva sempre di più, e mentre andavo in contro al mio destino da ragno il mago faceva sfoggio di tutte le sue conoscenze per fare colpo sulla povera Avia, affascinata dal bellimbusto.

Giù, giù e sempre più giù, dannazione.

Siamo arrivati infine ad una grossa grotta in cui il rigagnolo sotto ai piedi degli umani sfociava in una grande pozza d’acqua che sembrava un po’ profonda. Non vedevamo altre vie di uscita a parte una ripida cascata in fondo alla grotta, che rovinava fra rocce aguzze e dava l’impressione di essere parecchio alta.

glom

Pur di non infilarmi là sotto (sentivo sulla nuca lo sguardo di tutti i miei compagni) ho seguito il consiglio di Avia ed iniziato ad esplorare il soffitto, che effettivamente aveva un apertura dalla quale penzolava una corda vecchia e sfilacciata. Mi sono avventurata suin direzione della corda (sempre per evitare la cascatella inquietante) ed ho scoperto che  mi trovavo in un vero e proprio pozzo. La roccia scavata più in alto diventava  più regolare e lavorata, fino all’apertura, che dava in una stanza buia ma pulita. Non una grotta, una stanza.

Sentivo delle voci gutturali in lontananza, sembrava parlassero nanico ma… uhm non era il nanico che conoscevo.

Al che ho iniziato a rabbrividire, e velocemente mi sono fiondata di nuovo giù per il pozzo. 

I miei compagni non sanno quanto terrificanti possono essere i nani oscuri. Provando a raccontare loro qualche storia che sapevo su questi bruti ho segnato la mia fine.

– Va bene – ha detto Falce – Allora l’unica via è quella di scendere la cascatella- .

Mi sono opposta, non mi piaceva. Troppo alta e ripida. 

Ah no ce la fai ah no quante storie, insomma, che palle, di certo non ve la lascerò vinta, non farò la parte della codarda.

Falce con i movimenti da ragno ha iniziato a scendere spavaldo ed io , sob, l’ho seguito cocciuta.

In fondo alla cascata c’era un cunicolo strettissimo in cui defluiva l’acqua.

– Ok Falce è stato bello di qua non si passa torniamo su e dimentichiamoci il passato, evviva gli scarafaggi mi ispirano molto di più.

– Ma noooo ma va che ci passi ma daiii non aver paura

– Qui ci faccio la fine di gedeone il ragno

– Ma nooo ma cosa dici guarda ti lego alla mia corda così se cadi in acqua ti tiro fuori io

Ok ho deciso di fidarmi. Ho provato ad infilarmi nel pertugio ma la corrente era troppo forte. In pochi secondi ero sott’acqua, in altrettanti ero nel famoso tunnel con la luce in fondo.

Cosa successe nel tunnel è una faccenda troppo intima, non ve la racconto. Fatto sta che mi sono risvegliata.

In un posto bellissimo.

Una miniera di gemme magiche, colorate, maggiccissime.

E i maledettissimi miei compagni non hanno nessuna intenzione di venire di qua a prendermi.

E chissà quando i nani oscuri faranno il loro prossimo giretto minatorio.

Evviva.

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