La situazione è critica: Darcy e Vaasha sono dispersi, sommersi sotto chissà quanta neve, Batio e Alborg feriti.
Racael prova a scrutare Darcy, è viva ma sotto a un fitto strato di neve. Si trasforma in aquila e prova a cercare lungo un crinale indicato da Vidarr. La perlustrazione non porta a buon esito.
Intanto ha ripreso a nevicare.
Racael cerca di aiutare i compagni che hanno subito gravi ferite dopo il passaggio della tempesta di neve. Il più grave è Alborg, ha perso uno stivale mentre veniva scaraventato lontano dalla forza del vento e il piede è stato troppo a lungo in contatto con il ghiaccio. Tre dita del piede sono congelate, sembra che il sangue in quella parte del corpo non circoli più. Il druido dopo una attenta valutazione, in contraddizione con quanto detto prima da Vidarr, consiglia di amputare le tre dita per evitare di perdere in futuro tutto il piede.
Dopo un prima momento di sgomento, Alborg si convince. Sarà Vidarr ha procedere con lì amputazione mentre Racael e Batio tengono fermo il povere Alborg. L’operazione ha buon esito, oltre le aspettative più buone.
Alborg sviene per il dolore.
La mattina seguente Racael invoca forse uno dei poteri più grandi che Amalurra ha deciso di donargli finora.
Una profonda meditazione lo rende cosciente di tutto quello che lo circonda nel raggio di chilometri, riesce a “sentire” la terra, le rocce, ogni singola pianta e animale che vive tra queste montagne. Concentrandosi rileva la presenza anche di estranei che rompono l’armonia della natura, come i suoi compagni mezzi demoni, la fatina e gli oggetti magici dispersi. Concentradosi profondamente riesce a capire esattamente dove si trova Darcy.
Vola verso il punto, la estrae dalla neve, la cura e la riporta al campo base.
E’ salva, ma ha bisogno di cure che il druido non fa mancare.
Di Vaasha invece nulla.
Nel pomeriggio il druido sotto forma di lupo va a caccia, procurando un cervo, utile per sfamare un po’ tutti.
Il giorno seguente ricorrendo alla stesso incantesimo Racael trova il martello magico di Alborg.
Intanto i malati piano piano migliorano.
La mattina seguente scruta Madhioz: stavolta lo vede in compagnia di solo due persone, la donna senza asta e con i vestiti logori e dell’umano guerriero; si trovano in fondo alla gola, vicino a delle pietre lavorate, grandi, ma non riesce a distinguerle bene.
Saluta i compagni, dicendogli di rimanere fermi nel rifugio di fortuna e vola alla ricerca del guaritore.
Prosegue lungo la gola, dopo una mezzora sente la magie svanire ed è costretto a tornare a terra e trasformasi in umano. Le pareti di destra e sinistra hanno numerose statue, di varie grandezze e costruite con stili differenti, qualcuna molto bella, qualcuna solo abbozzata e qualcuna corrosa dal tempo. Sono umani con tunica e tomi in mano, forse raffigurano gli arcimaghi?
Un individuazione del magico fa capire a Racael che la gola è impregnata di magia, ma non riesce a capire la fonte ne l’aurea.
La cosa importante adesso è che non ci sono impronte a terra, il gruppo non è passato dalla gola.
Racael torna sui suoi passi, si trasforma in aquila e vola in alto aggirando la gola, andando sul lato destro.
Riesce a distinguere la costruzione dove qualche giorno prima il gruppo di Madhioz si era accampato. Atterra e perlustra la zona: ci sono i resti di un fuoco, un cumulo di ossa umane, qualche cranio e poi una costruzione bassa, circolare, con ai lati gradoni. Al centro c’è un asta dorata conficcata nella costruzione con il simbolo di Ilun, anch’esso dorato(forse è l’asta che portava la misteriosa donna?).
Racael si avvicina, prova a girare l’asta, la estrae, controlla tutta la costruzione in cerca di passaggi, botole, ecc. Non trova nulla. Ripone l’asta nel punto dove stava e vola via, continuando lungo il sentiero che dalla costruzione scende a valle.
Arriva dopo poco ai piedi della gola. Osserva le pietre che aveva visto scrutando la mattina Madhioz, sono due grandi statue, simili a quelle viste dall’altra parte della gola. Nota le impronte lasciate dal passaggio dei tre. Fortunatamente non si dirigono verso Valle Arcana, ma tornano indietro dentro la gola. Racael in forma umana segue le orme sulla neve.
Dopo poco arriva a un falò spento, ancora tiepido. Sicuramente i tre si son accampati in quel punto. Le impronte stranamente non proseguono.
Dove saranno finiti?
Racael pensa.