Le Lacrime di Xarma

A tu per tu col Drago Primevo (che fa continente)

La folle corsa dei nostri eroi si ferma, lasciandoli sospesi proprio sopra una delle arcate sopracciliari dell’immenso drago di pietra, a svariati chilometri di altezza.
La palpebra dell’occhio del drago che fa continente sembra chiusa e nulla sembra muoversi.
I nostri eroi, fermi in aria, hanno finalmente il tempo di guardarsi attorno per scoprire, attoniti, che i loro corpi non sono visibili o, più probabilmente, mancano completamente. Apparentemente essi sono presenti in loco in puro spirito mentre i corpi fisici, con i quali lentamente qualcuno riesce a ritrovare un qualche tipo di collegamento sensoriale, sembrano essere rimasti nella stanza detta “dei timoni”, stesi per terra e semi-immersi nel sangue che ricopre il pavimento.
Dopo alcuni momenti i nostri si accorgono di poter comunicare tra loro anche se apparentemente soltanto grazie al fatto che i loro corpi rimasti indietro sono ancora in grado di parlare ed ascoltare quello che le loro menti, così lontane, decidono di far pronunciare ai propri rispettivi involucri mortali.
Nel frattempo, nello strano luogo ove si trovano le coscienze dei nostri eroi, un qualche tipo di potere magico sta lentamente “ricostruendo” una echo luminosa delle loro rispettive sembianze fisiche e contemporaneamente sta stringendo in una specie di morsa i corpi fisici che giacciono ancora all’interno del dungeon.
Questo effetto si va rapidamente accrescendo fino a provocare dei dolori lancinanti all’intero gruppo di avventurieri quando il potere magico appena manifestatosi comincia a tentare di modificare i corpi rimasti indietro sottoponendoli a stress fisici notevoli, allungando e modellando ossa e muscoli e costringendoli ad assumere pose innaturali.
Alborg, dopo aver consigliato a tutti di ricordare le parole dell’Imp, decide di ricorrere al potere del proprio Vero Nome, evocato pronunciandolo ad alta voce, per tentare di contrastare questa forza che minaccia di distuggerlo. Il tentativo ha apparente successo nell’arrestare la “mutazione” ma richiede un’assoluta e totale concentrazione che lascia ben poco spazio ad altre attivita’, compreso il semplice parlare.
Messi sull’avviso dal compagno, tosto anche gli altri avventurieri ricorrono al medesimo stratagemma ottenendo gli stessi risultati, con la notevole eccezione di Vidarr il quale, non conoscendo il suo Vero Nome, prova ad opporsi al tremendo potere che lo SOVERCHIA tentando di attingere alla forza della sua fede. Aiutato dalla Pietra di Ilun e, forse, dal suo stesso dio, egli tenta di resistere con tutte le sue forze ma alla fine, stremato, deve capitolare.
Gli altri avventurieri vedono il corpo etereo di Vidarr venire avvolto in un sudario di fiamme liquide e poi lo sentono pronunciare nei loro confronti degli inviti a lasciarsi andare, a non opporsi ed ad accettare il proprio destino come servitori del Drago per una rinascita a nuova vita.
Resosi conto di avere a che fare non con Vidarr ma con la volontà stessa del Drago Primevo che ne ha assunto il controllo, i nostri eroi intavolano una trattativa verbale con l’entità arrivando ad un compromesso: essi non rinunceranno alla propria essenza (ed al proprio Vero Nome) ma accetteranno di essere emissari del Drago Primevo e di eseguire la sua volontà.
Soltanto la piccola e sempre curiosa Darcy decide di seguire l’esempio di Vidarr e rinunciare alla difesa costituita dal proprio Vero Nome per abbracciare completamente la trasformazione e la promessa di rinascita a nuova vita lasciandosi consumare anch’ella dal fuoco liquido che già aveva pervaso il seguace di Ilun.
Il Drago comanda ai suoi emissari ed ai suoi nuovi “figli” di andare a risvegliare i grandi draghi pietrificati che attendono la loro venuta.
Al termine della contrattazione gli spiriti dei nostri tre eroi rimasti “integri” si sentono trascinati indietro sempre più veloci verso i propri corpi. Non fanno a tempo a rendersi conto di essere “rientrati” in essi che si sentono sprofondare in un mare di lava incandescente per poi improvvisamente ritrovarsi, malconci e stremati, stesi sulla sabbia rovente di un deserto assolato, sovrastati da un incandescente sole di mezzodì.
Accanto a loro trovano due strane creature: degli umanoidi di dimensioni diverse, ma paragonabili a quelle di Vidarr e Darcy, completamente ricoperti di scaglie colorate, rispettivamente di blu e di bianco, dotati di mani artigliate, di gambe bestiali e di musi lucertolosi.
Dopo un primo momento di sorpresa e panico, che sembra pervadere anche i due nuovi arrivati, ci si rende conto che essi sono proprio Vidarr e Darcy, rinati a nuova vita, dragonesca, come promesso dal Drago Primevo.
Il deserto di sabbia che circonda i nostri eroi sembra estendersi all’infinito in tutte le direzioni ma in una di queste si intravede ergersi all’orizzonte una forma scura.
Racael da’ fondo alle sue ultime risorse guaritrici per curare, dissetare e sfamare i suoi compagni vecchi ed anche i nuovi, forse comprendendo che i loro rispettivi destini rimangono comunque intrecciati.
Si decide di muoversi verso la struttura rocciosa intravista all’orizzonte. Nel pomeriggio, sotto un sole cocente, si fa pochissima strada e si accoglie con grande sollievo il calar del sole che pero’ porta con se un freddo pungente.
Si provvede ad effettuare dei turni di guardia notturni durante i quali Alborg ha l’impressione di vedere una o piu’ ombre muoversi ai margini dell’accampamento. L’evento pero’ non sembra ripetersi ne’ avere alcuna conseguenza.
La mattina dopo Racael ricorre alle benedizioni di Amalurra per proteggere se stesso ed i propri compagni dall’inclemenza del sole e dal tremendo calore facendo si che entro il pomeriggio il gruppo arrivi abbastanza vicino alla struttura di pietra, una specie di grossa collina composta per lo più da ciclopiche pietrone, alberi pietrificati e monoliti incastrati assieme come a formare una sorta di cupola.
Proprio di fronte a loro, ancora a parecchi chilometri di distanza, si intrevede, alla base della struttura, una grossa nuvola di polvere e sabbia che sembra indicare la presenza di uno scontro armato.
I nostri eroi optano per un approccio prudente e decidono di tenersi lontani dalla nuvola di polvere pur continuando ad avvicinarsi alla grossa struttura pietrosa.
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Nel frattempo, quel pomeriggio, dal diario di Vaashna:
Questa volta hanno attaccato tutti assieme, in forze! Non era mai successo che si comportassero così! Cosa mai poteva aver convinto i Perduti a mettere da parte le loro divergenze? Elkhasshak, Terzo della Nera Nidiata, fino a ieri sarebbe saltato subito alla gola di Khessegash, Secondo della Nidiata di Fuoco, soltanto a vederlo! Ed ora sono qui, di fronte a noi, a combattere fianco a fianco nemmeno fossero dei Retti come questi senzienti!
Questo senziente subodora qualcosa, che sia un segno?
La battaglia infuria ed è spietata, i Perduti combattono davvero senza dar quartiere, come se fossero disperati…
Quanti fratelli hanno perso la vita quest’oggi… i poteri di questo Guerriero Preservatore non sono stati sufficienti a salvarli tutti! Quando finirà? Oramai siamo rimasti così pochi… sempre meno e troppo pochi…
Questo senziente è riuscito a parlare, durante una breve pausa negli scontri, con Rhaessan, Quarto della Nidiata di Bronzo: “Rhaes, Eresh dice di aver visto almeno un paio di Perduti intrufolarsi nell’accampamento e penetrare nel Santuario approfittando della battaglia… se era quello il loro piano gli è riuscito… bisognerà occuparsene prima o poi e fino a quel momento speriamo non riescano a fare troppi danni… eppure c’e’ qualcosa che non va: anche loro hanno subito perdite ingenti anche peggiori delle nostre… sembrano quasi non badare alla propria incolumità pur di eliminarci… cosa gli ha convinti a unire le loro forze secondo te? Cosa li spinge ad attaccarci così ciecamente?”
Rhaes si è limitato a fissarmi in volto, scuotendo la testa, ed io ho visto il dolore nelle sue pupille bonzee subito prima che un nuovo attacco ci separasse.

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