Le Lacrime di Xarma

La luce alla fine del tunnel

Il druido Racael, nella sua forma di falco, compie un’accurata esplorazione del terreno che separa il gruppo dal forte sulle montagne. Si sofferma in particolare ad esaminare, dall’alto, l’imponente struttura militare. Tornando indietro verso la locazione dove il resto del gruppo attende, la sua attenzione viene catturata da alcuni bagliori provenienti dal fondovalle. All’occhio di falco non sfugge che questi eventi sono provocati dalla luce del sole che rifulge sulle armature ed armi metalliche di un nutrito gruppo di cavalieri che procede lungo il sentiero alla volta del forte. Racael-falco individua anche lo stemma riportato sullo scudo del capitano che guida il gruppo di armigeri e si affretta a riferirlo agli altri, una volta atterrato e ritrasformatosi nella sua forma umanoide nei pressi di costoro. Batio individua facilmente lo stemma come quello del casato che controlla la valle, deducendo che si tratti di una compagnia di mercenari sotto il controllo della suddetta casata che probabilmente e’ diretta verso Valle Erta ove prestera’ il suo servizio. Si discute del fatto che questo evento potrebbe essere una buona occasione per superare il forte senza spargimenti di sangue a patto di riuscire a convincere la compagnia di mercenari a includere il gruppo tra le proprie file. Alborg ipotizza di ricorrere ad una “ilunizzazione”, termine che attira l’attenzione di Vidarr e Exar i quali ne deducono diversi significati pur senza arrivarne a capire l’esatta definizione. Exar, solitamente taciturno e scontroso, si lascia sfuggire che sarebbe davvero necessario un miracolo di Iskar perche’ cio’ avvenga. Questa idea viene elaborata dagli altri, specie da Batio, Alborg e soprattutto da Darcy, che decidono di metterla in pratica simulando un intervento divino sul capitano del gruppo di armigeri. Anzitutto si decide di nascondersi nella foresta, scendendo un po’ piu’ a valle ove questa e’ piu’ densa, ed aspettare che la colonna di cavalieri superi il gruppo. Fatto questo, approfittando della luce che scema con l’avanzare dell’imbrunire, Darcy decolla solitaria cercando di non farsi vedere mentre cerca di raggiungere la testa del gruppo di mercenari e quindi il loro capitano. Nel frattempo un forte vento da sud ed alcuni distanti brontolii fanno capire che un grosso temporale e’ in avvicinamento. Darcy raggiunge il suo obiettivo che oramai e’ scuro e le prime gocce di pioggia cominciano a cadere, quindi, sfruttando le sue capacita’ magiche, riesce a fare in modo di far giungere la sua voce soltanto al capitano dei mercenari, pur tenendosi a distanza. Con argomentazioni piu’ o meno convincenti e con la promessa di grandi portenti, ella riesce a farsi passare per il dio Iskar in persona ed ottiene di shockare il povero capitano al punto da istigarlo a lasciare in retroguardia un manipolo dei suoi soldati in attesa di coloro che Iskar in persona gli ha confidato essere i suoi emissari che dovranno accompagnarlo in guerra. Tornata a riferire al gruppo in compagnia di Racael che nel frattempo l’aveva raggiunta in forma d’aquila, ella riparte per controllare dall’alto il progresso del resto dei compagni. Il gruppo, sotto la pioggia battente ed assordato dai tuoni che echeggiano numerosi, giunge infine in vista della retroguardia mercenaria. Un breve scambio di battute, un nuovo intervento della “voce di Iskar” sul comandante del manipolo ed una prodigiosa apparizione di un enorme globo scintillante, convincono i mercenari a scortare il gruppo fino al forte dove si ricongiungono con il resto della truppa ed il loro comandante. Il comandante sente nuovamente la “voce di Iskar” e, guidato da questa, scorta il gruppo di avventurieri aldila’ del tunnel che attraversa la montagna su cui sorge il forte. L’attraversamento permette ai nostri eroi di esaminare la strana conformazione del tunnel stesso che appare a guisa “telescopica” e dotato, tra l’altro, di numerose stalattiti e stalagmiti, alcune delle quali curiosamente dirette con le punte verso monte, parallele e non orizzontali al suolo. Terminato l’attraversamento, il gruppo e la compagnia di mercenari si ritrova nuovamente sotto la pioggia ed il temporale che non accenna a cessare. Racael e Darcy nel frattempo precedono tutti in volo, passando alti sul forte. Racael, in particolare, sentendo l’esigenza di riassumere la sua forma umana, decide di utilizzare un secondo dono di Amalurra per passare inosservato lungo la strada che porta al passo montano, assumendo la forma di un tronco d’albero. Ai cinque eroi al seguito del gruppo mercenario viene fornito tosto una cavalcatura ciascuno in modo da non rallentare la marcia, che continua fino all’imbrunire allorquando, nel fango e sotto una pioggia battente, l’intera compagnia si accampa. Il capitano ne approfitta per venire a parlare con i cinque “emissari di Iskar” sottolineando il fatto che l’incredibile portento di aver ricevuto un diretto ordine dal dio non potra’ che significare fortuna e gloria in battaglia, a cui ovviamente parteciperanno anche i nostri eroi. La questione rimane un po’ in sospeso e viene seguita da alcune risposte evasive sulla provenienza e soprattutto sull’identita’ dei nostri. Vidarr (detto amichevolmente “Falce Azzurra”) che viene accostato, con suo grande piacere, alla Morte (ovvero ad Ilun) in persona. La breve discussione finisce con l’intera compagnia, compresi i nostri eroi, inginocchiati nel fango intenti a pregare Iskar.

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