ombra dervisha

L’Agguato delle Ombre

Oltre le soglie del tempio, gli occhi guizzanti dei pipistrellanti vegliavano nell’oscurità, ma si
dispersero quando Xyr, con un gesto arcano, celò l’ingresso dietro un muro d’illusione. All’interno,
la sala era un regno di morte: cadaveri sparsi come pedine di una guerra dimenticata, stendardi
lacerati dal tempo, e una statua mutilata, priva di testa, a vegliare su quel silenzio profanato.
Vice evocò una tenue luce, squarciando le tenebre. Mi avvicinai a un cadavere: la morte lo aveva
reclamato da tempo, la gabbia toracica sfondata, le ossa sparse come indizi di un rituale oscuro.
Dekkard, con parole sussurrate, rivelò un’aura di necromanzia che permeava l’aria, mentre Vice si
preparava a compiere un rituale. Cercando trappole, scorsi tagli profondi nella pietra, segni di una
violenza antica.
Vice tentò di decifrare le frasi sugli stendardi, ma le parole sembravano folli, prive di senso.
All’improvviso, un pipistrellante si lanciò nella sala: il mio osso lanciato mancò il bersaglio, ma
Martok, con riflessi fulminei, lo colpì, e la creatura esplose in una nube d’ombra.
Giungemmo alla statua mutilata. Dietro di essa, Minerva e Xyr scoprirono un cadavere celato.
Cercai un meccanismo nascosto e trovai una pietra mobile, ma il mio pugnale era troppo debole:
serviva uno strumento più adatto. Fu allora che un cono d’ombra si levò al centro della sala. Da
esso emerse una figura femminile, terribile e maestosa, con sei braccia brandenti sei armi diverse:
scimitarra, pugnale zigrinato, lancia, mazza, martello e frusta.
Vice attaccò, ma l’esito fu incerto. Creai un falò ai suoi piedi, ma la creatura danzò tra le fiamme,
sfuggendo al fuoco con movenze innaturali. Si avvicinò, colpendo con furia. Martok, in preda all’ira,
si scagliò contro di lei, ma i suoi colpi si persero nel vuoto. Minerva attaccò, e ci accorgemmo che
la creatura non feriva noi, ma le nostre ombre. Solo colpendo l’ombra si poteva ferire il nemico.
Indossai il bracciale etereo: la figura d’ombra divenne più nitida ai miei occhi. L’essere attaccò
ancora, afferrando alcuni di noi. Martok colpì, e vidi che il suo attacco aveva effetto solo quando la
sua ombra toccava la creatura. Xyr tentò di frantumare la pietra, io lanciai un dardo su un drappo
per proiettare nuove ombre, sperando di dare ai compagni un vantaggio.
La creatura si avventò su Martok, recidendo la sua ombra, che si dissolse nel nulla. Xyr provò a
evocare la luce, ma l’ombra rimase invulnerabile. Dekkard scatenò una palla di fuoco, ma l’esito fu
incerto. Fu Vice, infine, a lanciare la Fiamma Sacra: una luce abbagliante esplose nella sala, e per
un istante l’ombra svanì. Quando la luce si spense, la creatura era scomparsa, e il tempio tornò al
suo silenzio spettrale, come se nulla fosse mai accaduto.

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