19 di Udazkiral
Dopo essere riusciti a stento a trattenere Dondon, decidiamo di andare a cercare qualcuno che possa aiutarci nel piano sotterraneo della taverna, ma tutte le porte sono chiuse magicamente. Mentre Dondon entra nella sua stanza per mettersi l’armatura, esce Gaven chiedendoci cosa sia successo. Gli diciamo del ritrovamento del cadavere di Bafomoro in camera di Berramid. Lui sembra esserne turbato solo in parte, definendo l’accaduto come un normale accadimento per chi è in guerra e che Bafomoro era consapevole dei rischi e che Berramid era un’ ‘arma’ troppo preziosa per la causa. Per ora sarebbe rimasto in taverna riempito d’oppio (sperando che ciò bastasse). Dondon che nel frattempo era uscita dalla sua stanza ha un violento alterco con Gaven, dicendo che non può accettare di non vendicare l’amico. Detto questo, nonostante il tentativo di fermarla, si taglia la barba e dice che non potrà più far parte di quel gruppo. Gaven sempre più infastidito ci liquida dicendo che ci ha più volte detto che non ha più bisogno di noi.
Rientriamo in caserma ma la guardia ci dice che dobbiamo andare subito a parlare con il capitano Siward. Giunti da quest’ultimo ci dice che a volerci parlare è il capitano Aberan Brat, il capitano della divisione dell’artiglio per avere spiegazioni sulla nostra missione di cui ovviamente non c’è traccia da nessuna parte, Dopo averci fatto attendere circa un’ora al freddo veniamo ricevuti dal capitano intento a scrivere. Ci esorta a dire dove siamo stati e cosa abbiamo fatto, altrimenti avremmo rischiato di essere condannati a morte per diserzione, Noi fedeli al nostro giuramento, riferiamo che abbiamo eseguito una missione di cui la regina ne è a conoscenza (senza mai rivelare il nome di Gaven) e che per la sicurezza della città non avremmo potuto rilevare nient’altro. Forse colpito dalla nostra fedeltà (o stupidità) decide di legare il nostro destino a quello del samaritano. Saremmo stati imprigionati fino al processo ed avremmo subito la stessa sorte dell’imputato. Ci portano in prigione dividendoci in due gruppi. Weiss, Omerov e Xyr da una parte (in tre celle diverse) e gli altri da un’altra parte. Ovviamente ci spogliano di tutto ciò che abbiamo ad eccezione delle vesti e la prigione è protetta da sigilli magici. Il giorno seguente riceviamo due visite: la prima dalla guardia Malomo e la seconda da Siwart. Malomo, il capo della guardie della prigione, dice di essere dalla nostra parte, come molte delle guardie cittadine, ci ringrazia per ciò che abbiamo fatto per la città e ci chiede se abbiamo bisogno di qualcosa. Gli chiediamo di far sapere al Samaritano dove siamo e che siamo dalla sua parte. Lui ci rassicura che lo farà e che farà di tutto per assicurarci del buon cibo e un soggiorno meno umiliante possibile. Siwart invece ci esorta a parlargli della nostra missione e di riferirlo solo lui. Noi ovviamente tacciamo e anzi Deckard pare nutrire sospetti nei suoi confronti,
La sera del 25 Malomo viene a dirci che all’alba della mattina seguente ci verranno a prendere. Inoltre ci informa che dalla guardia cittadina stanno rimuovendo tutti gli orchi ed i thiefling.
La mattina del 26 ci conducono al palazzo, superiamo un palco esterno, probabilmente il processo si sarebbe tenuto lì, ma non con questo freddo. Entriamo e vediamo subito tre sedie vuote: sulla sommità di quella centrale vi è il simbolo della corona.
Poi vediamo un semicerchio con gli otto membri dell’accademia: al centro Wirre Firnaina (con davanti una corona – incantamento ), Pandora Fluff (vortice – invocazione) , Therkior Norin (spirale – evocazione), Nimptap Puntadortica (specchio – illusione), Nyantsil (occhio – divinazione), Ulvi Mantonero (teschio – necromanzia), Nym Letorym (goccia di sangue che cade – magia del sangue) ed un ultimo che non conosciamo (scudo – abiurazione). Ai loro lati siedono i nobili del consiglio maggiore ed in una scrivania presenzia Knappat penna di ferro probabilmente con la funzione di segretario. Più spostati i nobili minori. Al centro il Samaritano che per la prima volta vediamo senza bende, E’ un umano, con la pelle scura, rasato e col volto segnato da cicatrici parallele sulle guance ed in fronte. Ha dei ceppi alle mani ed ai piedi, a differenza nostra che non siam legati.
Alla fine dell’aula, separati con delle transenne una moltitudine di persone in attesa di seguire il processo.
Noi veniamo fatti accomodare in disparte…