Diario di Martok: Fatality
15 udazkiral
La sensazione è quella del teletrasporto, ma al contrario.
Riaprendo gli occhi ci troviamo in una grande distesa di ghiaccio, sovrastata da un’aurora boreale. Anche io (Minerva) mi trovo a decine di metri dagli altri, che sono tutti più o meno vicini.
Nell’enorme distesa, gli unici punti di riferimento sono delle torri lontane e la sagoma imponente di un gigante con la barba bianca (che in realtà sembra un ammasso di stalattiti di ghiaccio), il volto scuro , e le dimensioni di un gigante, ma non colossali come quello che abbiamo visto trasportare la fortezza sulle spalle.
Ci regruppiamo e vediamo il gigante che si gira verso di noi, e con una voce che rimbomba nella sterminata piana di ghiaccio, pronuncia queste parole:
“Erabilim xarmaten belarez hutus”
Dal corpo del gigante si solleva un vento impetuoso verso di noi, che ci spinge via.
Non riusciamo ad opporci alla forza del vento, che ci trascina fuori dal piano del gigante. Ci sentiamo precipitare e ci ritroviamo nella radura vicino al lago da cui siamo partiti.
Proviamo a teleportarci a Crihn ma durante il viaggio qualcosa ci blocca. Qualcosa ci ha bloccati in una morsa fredda, sempre più gelida. Ci sentiamo incastonati in un ghiaccio azzurrino e trasparente come il cristallo. Siamo tornati su una pianura innevata oltre la quale scorgiamo (attraverso il cristallo) molto lontano, una devastazione di macigni e massi che si accavallano uno sull’altro diventando sempre più luminosi fino a creare un blocco gigantesco grande quanto una montagna, che è la fortezza crollata a terra.
In pochi secondi l’intero campo visivo viene ricoperto da una parete di scaglie bianche che cala dall’alto, ed un occhio gigante di rettile che ci fissa.
Una voce tuonante echeggia nel ghiaccio, facendolo vibrare e suonando così forte da spaccarci quasi i timpani.
“Voi non morirete mai. La vostra vita sarà un’ eternità di sofferenza. Ogni minuto della vostra esistenza si protrarrà in una sofferenza che non avrà mai termine. Sacrificherete tutto ciò che amate nella speranza di terminare questa sofferenza.”
L’aria davanti a noi si fa sempre più scura. Oltre il rombo di queste parole sentiamo uno strano rumore di pietra che scricchiola.
Il buio avvolge anche la parete di scaglie, ed il drago prende il volo. Vediamo Azmaniel in tutta la sua grandezza, e su di essa stanno crollando dei macigni che in confronto a lei sembrano sassolini ma sono in realtà rocce grandi come palazzi.
Su di lei c’è Negu con quello che resta della fortezza sollevata in mano:
“Mantenor truku neorte”
e le scaglia le rovine della fortezza sulla testa. Azmaniel gli soffia addosso ma Negu se ne fa un baffo del ghiaccio, e le sfonda il cranio con la roccia.
Pezzi di roccia schizzano verso l’iceberg che ci trattiene, e veniamo sbalzati indietro dentro il ghiaccio, e rotoliamo indietro.
Passano lunghi minuti in cui siamo bloccati in posizione indefinita.
Restiamo isolati con i nostri pensieri per un tempo che non riusciamo a definire, ma dopo un po’ una luce sembra avvicinarsi, sentiamo un picchiettino sul corpo e qualcosa sbattere contro il ghiaccio. Pian piano il ghiaccio inizia a spaccarsi, e dopo molto tempo iniziano a formarsi dei buchini attorno a noi, cominciando da Martok.
Martok viene estratto lentamente da Ponzam, e si trova in mezzo alle macerie. Vede il cadaverone di Azmaniel con una montagna di ghiaccio che l’ha impalata a terra.
Pian piano, passano ore ed ore, e riescono a liberare tutti gli altri.
Il giorno successivo siamo tutti fuori dal ghiaccio ma esausti.
Martok riesce a contattare Gaven, che ci dice che ci recupererà in un paio d’ore.
Il ghiaccio si sta sciogliendo e sta diventando tutto un pantano.
Ci rifugiamo nella capanna di Leomund, ma dopo un paio d’ore vediamo avvicinare delle figure all’esterno. Sono le guardie di Crihn che ci sono venuti a salvare. Ci troviamo nella foresta che sta fuori dalla città magica.
Le guardie ci scortano fino alle porte della città e si congedano. Noi ci rechiamo subito alla solita taverna e raccontiamo tutto a Gaven.
Lui dice che alcuni non morti hanno provato a trasformare Azmaniel in dracolitch e che i suoi figli stavano combattendo contro di loro, per questo noi siamo riusciti a scappare.
Non si hanno più notizie della testa della Lince. Il Samaritano è ancora in attesa di processo.
Mangiamo e ci riposiamo in taverna.
Il giorno dopo Dondon ci saluta calorosamente e ci fa i complimenti, ci dice (?) che se vogliamo ritirarci potremmo essere tranquilli. Anche l’elfa oscura ci accoglie e ci ringrazia.
Gaven invece sta in un angolo con la faccia scura. Ci dice un paio di cose confuse e se ne va ubriaco.
Con Dondon, saliamo in taverna per parlare. Ci dice che nessuno sa che il gruppo della testa della lince è scomparso, ma il vero tarlo che assilla Gaven è che il Samaritano non sia voluto scappare con gli emissari inviati a liberarlo. Il piano era pronto, ma il Samaritano si è rifiutato di uscire. In verità Gaven non ne vuole parlare di sta storia, ma alcuni informatori l’hanno avvisata.
Senza Samaritano e testa della Lince, e con i terrori che ora sono coscienti di quello che stiamo facendo, sarà difficile proseguire con le missioni di Gaven. Probabilmente, dice, per noi è il momento di andare in pensione.